“Piacenza capitale dell’area fluviale, non semplice capitale italiana della cultura”, una proposta di Carmelo Sciascia

Conosco molto bene due città, accomunate oggi dall’essere state ambedue escluse dal titolo di capitale italiana della cultura per il 2020, una a nord, nella ricca ed opulenta pianura padana, l’altra all’estremo sud, un sud isolano, isolato ed emarginato. Sono Piacenza ed Agrigento. Una, Agrigento, per avervi fatto gli studi liceali e per legami parentali, l’altra per avervi lavorato e stabilito la mia residenza da quarant’anni. Diciamo che emotivamente mi spiace siano state escluse, pur essendo entrate nella rosa delle prime dieci. Ambedue le città hanno dei punti di forza innegabili, basti pensare alla data della loro fondazione. Akragas 580 a.c. fondazione della polis, Placentia 218 a.c. colonia romana. E qui mi fermo. Perché mentre nelle classifiche delle città, dove si vive meglio, Piacenza è stata spesso tra le prime, se non la prima addirittura come nel 1998, Agrigento è stata sempre tra le ultime. Negli ultimi tempi purtroppo Piacenza è andata scivolando sempre più giù, speriamo in una risalita che la riporti fra i primi posti, così come mi auguro che l’altra città esclusa, Agrigento, possa allontanarsi dagli ultimi posti!
Sono andato a spulciarmi il bando per il conferimento del titolo capitale italiana della cultura 2020. Tralasciando la parte meramente burocratica, procedure, criteri e giuria, mi è sembrato degno di nota quanto riportato nell’introduzione: “L’iniziativa è volta a sostenere, incoraggiare e valorizzare la autonoma capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione senza conflitti, la creatività, l’innovazione, la crescita e infine lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo”. Frase che mi ha riportato alla memoria un’affermazione di Italo Calvino: “D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda». (Le città invisibili, Calvino, 1972)
Può una città governata da Lega Nord e Fratelli d’Italia con al seguito Forza Italia candidarsi al titolo di capitale della cultura quando pone il problema dell’immigrazione come un’invasione all’insegna dello slogan razzista “tutti a casa loro”?
Ecco il punto: può candidarsi una città che non dà ai cittadini risposte adeguate alle primarie esigenze della vita quotidiana, candidarsi ed aspirare ad essere capitale della cultura nazionale? L’etimologia del termine ci dice che capitale deriva dal latino caput, capo, essere cioè il primo. Ecco chi va premiato. Chi si pone ad essere la prima città nel dare risposte alle richieste dei suoi abitanti, nel campo della coesione sociale, dell’integrazione, nella crescita e nello sviluppo economico. Ad Agrigento, manca l’acqua, un giorno sì, un altro anche. Non parlo di acqua piovana, ma di acqua per uso domestico, quella che dovrebbe scorrere nelle condotte idriche. La raccolta dell’immondizia è una opzione, può esserci o non esserci, cambia poco, nel senso che rimane spesso dov’è. Quindi era non da escludere dal titolo, ma financo dalla rosa delle prime dieci (nonostante il sostegno di Camilleri o dell’Agnello). Non basta avere la valle dei templi (una delle sette o settantasette meraviglie) se poi come ci suggerisce Italo Calvino, non si dà una risposta concreta ai bisogni primari del cittadino. E Piacenza? città meritevole per tanti versi, almeno abbiamo sempre l’acqua nei rubinetti e la raccolta dei rifiuti viene effettuata, anche se sussistono, perplessità sulla qualità dell’acqua e forti dubbi sulla salubrità dell’inceneritore.
Breno è una frazione del Comune di Borgonovo Val Tidone, provincia di Piacenza
Mi ponevo alcuni interrogativi in un intervento dell’anno scorso sulla candidatura di Piacenza a capitale della cultura. Sostenevo allora e continuo a sostenere oggi che è necessario che la città preservi e valorizzi tutte le proprie ricchezze storiche, non basta Palazzo Farnese (una delle sette o settanta meraviglie) se poi si continua a lasciare nell’incuria tanti altri monumenti come ad esempio ciò che rimane del Castello Farnese. Non basta battezzare il Municipale con il nome Verdi se poi si continua a trascurare del musicista tutto il resto; Giuseppe Verdi è più piacentino (visto che ha vissuto quasi cinquant’anni a Sant’Agata) che di Parma. Anche se probabilmente ed involontariamente è stato proprio il maestro di Roncole a contribuire a far nominare Parma Capitale. Piacenza lascia ancora sciaguratamente nell’incuria l’ex albergo di via San Marco, albergo dove Verdi alloggiava nelle sue permanenze nella nostra città.
Nel cortile dell’ex albergo San Marco dove alloggiava il Maestro Giuseppe Verdi, all’epoca consigliere dell’Amministrazione Provinciale piacentina
I cittadini hanno bisogno di respirare aria composta di ossigeno più che di particelle nocive (PM10) e per questo c’è bisogno di aree verdi, di isolare gli effetti nocivi degli scarichi autostradali (A1 e A21) con barriere possibilmente ecologiche, delimitare le aree prossime con coltivazioni di alberi di alto fusto. Sono questi bisogni primari alla sopravvivenza umana: l’aria come l’acqua.
Un primato di Piacenza? L’inquinamento dell’aria e questa non è certo una ‘qualità’ che renda la città degna d’essere capitale, esempio per tutto il BelPaese
Piacenza con le sue sette o settanta meraviglie può ancora dare risposte ai suoi abitanti. Si può sperare, da cittadini, in una città che recuperi, preservi e valorizzi le sue ricchezze storiche, che smetta di cementificare e si attrezzi di verde pubblico, affinché possa migliorare la qualità dell’aria, che smetta di cementificare per mera speculazione come continua ad avvenire per l’area periferica della logistica.
Piacenza, cultura e qualità della vita: molta l’attenzione alla raccolta dei rifiuti ma non bisogna abbassare la guardia, basta poco perché l’inciviltà trionfi
La cultura è stata rappresentata da eventi come Carovane nei primi anni di questo millennio, dal Festival del diritto poi, eventi culturali che avevano avuto una risonanza nazionale, con personaggi di fama internazionale (Sepulveda, Bauman) che purtroppo scelte politiche nefaste hanno lasciato morire… in nome della cultura!
Festival del Diritto, iniziativa di taratura nazionale che la nuova giunta di centrodestra ha ben pensato di affossare in cambio del nulla. Insieme allo spazio 4 destinato ai giovani, a Pulcheria manifestazione per le donne a suo tempo voluta da Rosa Rita Mannina, 15 anni fa assessore in una giunta sempre di centrodestra ma non a guida leghista.
Piacenza antica capitale del Ducato, con un centro storico più ricco di Parma, continua a rimanere chiusa in consorterie, continua a defenestrare ogni giorno Pier Luigi Farnese nel nome di un ideale, quello dell’Impero allora, dietro altri particolari interessi oggi.
Una proposta che supera l’ambito limitato e ristretto di Capitale italiana della cultura:
Sarebbe auspicabile che Piacenza potesse essere “primus inter pares”. Città simile a tante altre città che si affacciano sulle acque di Eridano. Città che vanno da Torino a Pavia, da Piacenza a Cremona, da Ferrara al Delta del Po. Trovandosi a metà strada del percorso fluviale, Piacenza potrebbe assurgere a Capitale dell’intera area fluviale!
Piacenza: il ‘nostro’ Grande Placido fiume, il Po
È necessario superare qualsiasi campanilismo, fare i giusti investimenti per l’ambiente (aria e territorio), salvaguardare e valorizzare il patrimonio architettonico e culturale, rendere navigabile e balneabile il Po, lanciarsi in una gara solidale con tutte le altre città che si affacciano sul grande fiume.
Una sfida che va al di là dei confini cittadini (Parma o Piacenza), al di là dei confini regionali (la Lombardia anziché l’Emilia o il Piemonte), una grande area geografica con caratteristiche geografiche ed affinità storiche comuni che potrebbe portare ad un riconoscimento, al di là dei confini nazionali, da parte dall’Unesco.
Se il Delta del Po è stato dichiarato patrimonio dall’Unesco, perché non potrebbe venire dichiarato tutto il percorso del Po e delle città che ad esso si affacciano? E dell’intera area, primus inter pares, Piacenza esserne la Capitale?
Il Po (chiamato dai Greci Eridanus, presso i Liguri era chiamato Bodincus, che significa dal letto profondo, senza fondo, il latino Padus – da qui l’aggettivo padano – deriverebbe da una qualità di pini selvatici particolarmente abbondante presso le sue sorgenti) è con i suoi 652 km il fiume più lungo in Italia

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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