Maria Florencia abita veramente a Buenos Aires, nipote di Agostino e Giuseppina partiti da Genova sul finire degli anni venti del secolo scorso, in fuga dall’Italia dell’uomo solo al comando, delle camicie nere e della miseria del dopoguerra. Ci siamo ‘conosciuti‘ qualche anno fa attraverso i social e ‘frequentati‘ nel mondo virtuale: lei mi raccontava della sua ‘curiosità’ per l’Italia, la voglia di risalire alle sue origini, di poter visitare un giorno quel paese nell’alessandrino che i nonni avevano lasciato alle spalle prendendo la via del mare verso un mondo sconosciuto, l’Argentina. Da quei racconti scritti in spagnolo naturalmente arricchiti ed integrati dalla mia personale lettura, nasce il mio contributo all’impresa letteraria di Fabio Martini che coinvolge altri 14 ‘novellanti‘ di storie dei giorni nostri.
Fabio l’ho conosciuto una dozzina d’anni fa, quando ancora non avevo pubblicato, grazie ad un sito letterario (scrivi.com) nel quale inserivamo i nostri reciproci ‘prodotti’ letterari (racconti e poesie). Poi quel sito ha chiuso, abbiamo intrapreso cammini nel complesso mondo virtuale in buona parte diversificati salvo qualche punto di contatto nel consueto social (facebook) per alla fine perderci di vista, ciascuno indaffarato con le sue imprese e i suoi sogni.
Giusto un paio di mesi fa, per caso e per comune passione politica, ci siamo ritrovati sempre nel mondo virtuale ed ho scoperto che Fabio in questi anni ha costituito un gruppo di scambi letterari e da quel gruppo sono nate esperienze di pubblicazione (in cartaceo) di raccolte poetiche e in prosa degli iscritti al gruppo. “E perchè non mi mandi un racconto anche tu?”, mi ha scritto Fabio ed ecco uscire dal cassetto “Maria Florencia“, storia (d’emigrazione) italiana da OltrilMar.
A questo punto il tutto diventa una china in discesa lungo la quale la nuova avventura prende il largo, in parte inaspettatamente. Fabio chiede a tutti i 15 autori coinvolti, ciascuno residente in una città diversa, di organizzare un evento di presentazione ed io, per quanto mi riguarda, devo precisare che, essendo impegnato con la promozione de “Il soffio del vento“, potrò impegnarmi tra qualche mese, scegliendo magari un luogo simbolo dell’appennino al confine tra liguria, emilia, toscana, terre appunto di grandi migrazioni legate alla miseria, alla mancanza di prospettive e di futuro, di vita grama.
Invece ecco che, attraverso una rete di contatti personalizzati, alla Presidente dell’associazione Onlus N.O.I., Nuova Oncologia Integrata, viene proposto di sostenere il libro trasformandolo in un ‘regalo’ da offrire in vista delle spese dicembrine e lei accetta con entusiasmo. Il regalo naturalmente per soci e sostenitori è a pagamento e l’incasso serve a finanziare le meritorie iniziative dell’associazione (che chi può dunque, si faccia avanti e acquisti, acquisti, acquisti, per sè e per altri facendo dell’acquisto occasione di bontà natalizia).
Sabato scorso così, con il libro ancora fresco di stampa, la prima presentazione proprio a Piacenza, occasione da parte mia per finalmente incontrare di persona Fabio e per conoscere la dottoressa Livia Bidin, Presidente dell’associazione e medico del reparto di oncologia dell’ospedale piacentino, con la sua incontenibile carica di entusiasmo e di energia positiva. E ancora: occasione per incontrare i soci del N.O.I., per raccontare la storia di Maria Florencia, una storia d’emigrazione italiana.
Tema e situazione sociale purtroppo di estrema attualità. Mentre infatti l’Italia risulta mèta di tanta disperazione in fuga dalla fame, dalla povertà e dalle guerre, dai paesi dell’Est, dall’Africa, dall’Asia, dal Sud America, contemporaneamente molti giovani italiani spesso laureati a loro volta rispolverano le valigie, iniziano lunghi viaggi verso altri mondi, altre terre, per fuggire dalla mancanza di lavoro, di prospettiva, di futuro, dalle troppe e troppo rindondanti parole dei governanti accompagnate dai pochissimi fatti.
Dunque un racconto finora conservato nel cassetto che, come ho sottolineato sabato, viene alla luce per evidenziare che questo è il problema, su questo gli italiani chiedono chiarimenti e cambiamenti perchè il problema non è l’aggiornamento unilaterale della Costituzione ma sono le fabbriche, le imprese artigiane che chiudono, i negozi che abbassano le serrande strozzati dalle banche e dai giochi speculativi in borsa. E oggi come ieri, come in quei per fortuna lontani anni venti del XX secolo, non è l’uomo solo con le sue idee imposte che risponde ai nostri reali bisogni, e men che meno a questi rispondono le parole e le promesse vuote di contenuti reali.
“Un arco nel portaombrelli“, dunque, ovvero una nuova avventura letteraria personale vissuta in questo caso in gruppo, insieme agli altri 14 novellanti, iniziata al meglio grazie all’impegno di Fabio e al sostegno della dottoressa Livia Bidin per cui non resta che ringraziare per il sostegno ulteriore che ciascuno vorrà concedere ricordando innanzitutto che in caso di acquisto direttamente presso l’associazione sarà possibile finanziarne le attività che vanno oltre alle semplici cure farmacologiche e prevedono un approccio con l’eventuale malattia più umanizzante.