Lieto di conoscerla, compagno pittore Renato Guttuso “Gattuso”, ma la locomotiva sbuffando m’aspetta (Torino, aprile 2005)

[ “Autoritratto”, www.windoweb.it/…/biografia_renato_guttuso.htm ]

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Ed eccoci in una umida Torino di quel momento di mezzo quando inverno è passato e primavera non è ancora iniziata.

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Siamo stanchi, io e Dalila, dopo ore tra la neve degli Impressionisti, i viali del Valentino, le viuzze del villaggio medioevale, un panino veloce, il timore d’incocciare nelle ire di Giove pluvio, i bus organizzati all’ombra della Mole [dando atto di ottime indicazioni, di eccellenti percorsi, di chiare indicazioni delle fermate con nome leggibile già dal bus con conseguente impossibilità di “andare oltre”].

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Ma la mostra dedicata a Renato Guttuso, “Gattuso” per farne tuttuno con la  rabbia del “motorino” del Milan e della Nazionale, l’esposizione di un centinaio di Capolavori dai Musei”, non la si può perdere.

[ “Studio per Gott mit uns, www.windoweb.it/…/biografia_renato_guttuso.htm ]

Certo la rabbia in Guttuso, pittore ed intellettuale di area comunista, siciliano, la si ritrova. In un’arte espressiva che entra nella quotidianità del vivere di un popolo contadino, di una miseria [magari dignitosa ma sempre miseria] operaia. I fuochi e i bagliori che spezzano il buio nella notte del terremoto a Ghibellina.

[ “Notte”, www.ilportaledelsud.org/guttuso_renato.htm ]

Il pittore di carretti ritratto mentre dipinge e, poiché dipinge carretti, eccolo senza testa (simpatica allegoria, per tutti coloro che rappresentano l’esistente senza in alcun modo spiegarlo o addirittura, men che meno, interpretarlo).

[ “Il pittore di carretti”, www.windoweb.it/…/biografia_renato_guttuso.htm ]

È questo, Guttuso.

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Il pittore che vede la realtà, che “legge” la realtà, che rappresenta, che pensa, che trasmette messaggi. Il pittore Guttuso, sovente dipinge, guarda e vede l’orrore, il dolore, l’assenza della speranza. I “nudi di donne algerine”, corpi che non hanno nulla di femminile, forme deformi, dove l’arte supera la finta rappresentazione di un bello di facciata. L’arte diventa messaggio, denuncia.

[ “Figura con drappo bianco”, http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001028812_27 ]

Però, mi si permetta, quando l’arte è solo bruttura, diventa fine e morte di ogni speranza. E dunque l’arte stessa muore, defunge, si arrotola in sé stessa, finisce nella rappresentazione stessa dell’orrore che trasmette.

[ “Ragazze a Palermo”, http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001028812_24 ]

Proviamo, se mai ci riusciamo, a sentir prorompere desiderio, o anche solo muta ammirazione per la “donna nuda allo specchio” o per le forme e le pose sgraziate delle “donne nello studio di Velate. Confesso, ne sono incapace. L’arte come rappresentazione di un mondo triste, opaco, fatto di corpi sudati, sformati, naturali, drammaticamente “naturali”, realismo che diviene orrore, privo d’ogni poesia.

[ “Il Caffè Greco”, www.korazym.org/news1.asp?Id=23653 ]

L’arte della classe proletaria vista ed interpretata dagli occhi degli intellettuali sinistri, nati, cresciuti nella borghesia d’un tratto scopertasi illuminata, progressista, attenta ai bisogni di un mondo suo malgrado fatto di brutti, sporchi, cattivi.

[ “La farfalla”,  http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001028812_23 ]

Gli occhi degli intellettuali sinistri cresciuti nella bambagia della borghesia che, della povertà del proletariato non sanno cogliere la dignità, la fierezza di una povertà che non perde mai la sua decorosità e spesso la sua naturale bellezza ed in ispecie l’innata allegrezza.

[ “Cranio d’ariete”, http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001028812_35 ]

Prendiamo ”la spiaggia”, uno dei capolavori riconosciuti del nostro Guttuso: che tristezza quell’ammasso di carni anni sessanta a rosolar al sole, confusione di colori, di carni ora calde, ore scure, ora grigie. Non mai un sorriso.

[ “La spiaggia”, http://traspi.net/notizia.asp?idnotizia=6835 ]

Sono stato sulla spiaggia di Rimini nel sessanta. Spiaggia libera, spiaggia proletaria. Dalla pensione alla spiaggia si attraversava un boschetto: lì mia nonna aveva raccolto tre rami adeguati per poi, in spiaggia, con un telo di fortuna realizzare una specie di vela a far da ombrellone.

[ “La visita della sera”, http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001028812_16 ]

Venne un giornalista e si finì in prima pagina sulla Gazzetta di Rimini. Nella foto si erano raccolti un po’ tutti quelli della spiaggia, idraulici, meccanici, impiegati, bagnanti, bagnino, giovani contadine con l’obiettivo comune dell’acquisto di copia del giornale da spedire a casa. Oppure portarla a casa per appenderla in officina, sul banco da lavoro. Se non tutti, moltissimi ridevano. E quelli che non ridevano era perché erano gioiosamente impegnati a far ciao con la manina. Naturalmente, sorridendo. E vivendo la spiaggia come un momento di grande socializzazione che rompeva tutti gli steccati della vita quotidiana.

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Il signor Guttuso forse usava lenti deformanti, quelle che alle genti del popolo negavano il sorriso.

[ “Ritratto di Mimise”, http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001028812_13 ]

Ma forse la lingua batte dove il dente duole. La questione in realtà è ben più profonda.

[ Funerale di Togliatti”,. www.windoweb.it/…/biografia_renato_guttuso.htm ]

La rappresentazione del “funerale di Togliatti”, altro conclamato capolavoro della rabbia proletaria condivisa da Guttuso. Con tra la folla i grandi del comunismo italiano ed internazionale, da Lenin fino a Berlinguer. Quel comunismo che resta e si identifica con i carrarmati che entrano ed invadono e spengono la primavera di Praga.

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Quegli uomini che, tralasciando la non secondaria questione dei gulag in Siberia dove letteralmente “ghiacciava” il dissenso, comunque hanno di fatto permesso e determinato l’affermarsi di culture opposte [ma di uguale valore di conservazione del potere ai potenti] perseguendo un massimalismo che comunque non era e non è del popolo ma, al massimo, di nomenclature, di strutture organizzative fatte da pochi con la pretesa di governare in nome di tutti.

[ “Occupazione delle terre incolte in Sicilia”, mnemonia.altervista.org/antimafia/img.php ]

Ecco perché, laico, libertario, di sinistra, sicuramente non comunista,
sicuramente in opposizione a tutte le chiese massimaliste, dal capitalismo, al comunismo,
io con Dalila
in una umida giornata ai primi d’aprile
2005
all’ombra della Mol
e
io non mi sono riconosciuto nell’arte del compagno comunista Guttuso.

[ “Algerie francaise”, http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001028812 ]

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Lieto di averla conosciuta, caro compagno.

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Ma la locomotiva è già a Porta Nuova che, sbuffando, fischia per richiamare i soliti ritardatari per tornare nella verde Emilia, da sempre terra rossa, gente progressista, terra e gente ridente, capace di sorridere, forte del proprio passato, al presente costruito e al futuro da venire.

[ “Contadini al lavoro”, www.gamgenova.it/template_visita.asp?itemID=8… ]

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

5 Risposte a “Lieto di conoscerla, compagno pittore Renato Guttuso “Gattuso”, ma la locomotiva sbuffando m’aspetta (Torino, aprile 2005)”

  1. grazie per questo poxt, molto bello…io adoro Guttuso e pagherei per vedere una sua mostra!!!

    a presto 😉

  2. Guttuso certamente stride con Torino, la Torino dal volto aristocratico che si incontra in centro.. ma stride anche con la Torino proletaria dei casermoni a Mirafiori, con i tram che cigolano alle cinque e mezzo del mattino colmi di operai…

    Resta, delle sue opere, un idealismo che cerca di restituirsi dignità incontrando il popolo, e già lo sforzo risulta encomiabile, se guardiamo ad una sinistra che in Italia ha spesso assunto significato di evasione dalla realtà quotidiana.

    Isk

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