L’impressione? Una giornata di quelle che non ti auguri mai accompagni un’iniziativa. Così potremmo definire domenica 5 febbraio, pomeriggio deputato per la seconda uscita a sostegno della presentazione del libro fotografico dell’amico Claudio Rancati, “Le valli del tempo” ovvero il libro dedicato alle valli appenniniche piacentine con splendide immagini in bianco&nero.
Nella splendida cornice del borgo medioevale di Castell’Arquato, parcheggiata l’auto nella piazza monumentale con la torre del castello da un lato e la collegiata dall’altro, sono corso a ripararmi dalla pioggia intensa sotto il portico del palazzo del Podestà (dove stavano Claudio ed altri quattro, tutti evidentemente addetti all’organizzazione dell’iniziativa).
“Qualcuno lassù non vuol bene al tuo libro“, ho commentato: la prima presentazione, alla Vecchia Scuola di Rivalta, era avvolta in una nebbia invalicabile ed ora ecco l’acqua a catinelle: “anche qui saremo pochi ed è un vero peccato, il libro (che è poesia pura, ndr) merita molto ma molto di più (e non certo perchè la sinossi l’ho scritta io, 2^ ndr)“.
Funesta profezia per fortuna subito smentita: saliti lungo la scala che porta al salone d’onore, ecco almeno 30 persone in attesa grazie all’ottima organizzazione curata dall’Associazione Culturale Terre Piacentine.
In prima battuta Enzo Latronico, critico cinematografico, ha presentato il suo “Ugo Pirro, indagine su uno sceneggiatore al di sopra di ogni sospetto“, interessante ‘scoperta’ (si fa per dire) di un uomo che ha saputo portarci nelle sale cinematografiche riuscendo anche a farci riflettere. Di suo si ricorda ‘La classe operaia va in Paradiso‘, ‘La proprietà non è più un furto‘ e appunto ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto‘ che nel 1972 gli avvalse 2 nomination per l’Oscar.
A seguire la proiezione di un video con alcune delle foto di Claudio. “Immagini, come ho raccontato alla platea, da ammirare come si legge un libro di poesia. Una sola pagina, una sola poesia al giorno, per poi chiudere gli occhi ed entrare nella storia che ogni immagine, ogni poesia sa raccontarci, sa farci vivere riportandoci in un mondo, quello delle valli dell’Appennino, che abbiamo forse smarrito nella nostra quotidianità fatta di cemento e di gas da tubi di scappamento ma al quale dobbiamo tornare nel nome della qualità della vita“.