“L’arte di arrangiarsi”: storia di Terenzio, castellano, socialista dell’Ottocento [ racconto di Paolo Brega ]

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[ “Felice Cavallotti“, radicalsocialista ]

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Siamo abituati all’elegia dei personaggi che, con le loro idee, hanno fatto la storia e tendiamo ad enfatizzarne le gesta, trasformando il concreto vivere in favola epica. In attesa di un Gianpaolo Pansa qualunque che, giocando a sminuire il mito (nel suo caso quella della Liberazione), s’inventa un buon metodo per far personal cassetta alla faccia della Resistenza solleticando le tasche dei nostalgici e dei curiosi del Regime sconfitto.

Paolo Brega, castellano, di un socialista della prima ora, Terenzio di Castel San Giovanni, contemporaneo di Felice Cavallotti, ci racconta, invece, l’essere uomo nell’ordinario quotidiano, a partire dal disperato bisogno di soldi che aguzza l’ingegno e, appunto, l’arte di arrangiarsi: sono questi, quelli che s’arrangiano, quelli che s’ingegnano, i veri eroi dell’esistenza libera e consapevole

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[ Maggio 1898, Milano, protesta del pane, barricate verso via Volta a Porta Garibaldi ]

[ http://www.nelvento.net/bava-beccaris.html ]

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Dopo aver trascorso un decennio nelle contrade naifs di Luzzara, Terenzio fece ritorno tra i vigneti di Creta con la moglie Corinna, nobildonna alquanto decaduta, e quattro figli. Nominato maestro elementare a Castel San Giovanni pensò di dedicarsi alla giovanile passione giornalistica pubblicando un giornaletto politico orientato alla scapigliatura radicale di Felice Cavallotti.

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Con le critiche, anche aspre, ai reazionari nazionali conquistò un certo consenso di lettori e conseguenti introiti pubblicitari. Fu quando cominciò a graffiare la consorteria locale e gli affari del Comune che iniziarono i guai.

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Essendo i “perfidi consorti” influenti su quei delegati scolastici che sorvegliavano il suo operato di insegnante e su quei commercianti che pagavano la pubblicità, si trovò ben presto senza lavoro e con gli oneri derivanti dalla stampa e dalla diffusione (in diminuzione) del suo giornaletto.

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Le tasche e la dispensa di casa si svuotarono rapidamente e inesorabilmente costringendolo a trasferirsi a Borgonovo, dove per antiche rivalità campanilistiche, quelle che erano considerate colpe nel luogo di provenienza si trasformavano in benemerenze. Qui riuscì a “sbarcare il lunario” e trovò i finanziamenti per impiantare un nuovo e più ambizioso giornale.

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Memore dei pasti saltati in precedenza, Terenzio pensò di utilizzare il nuovo periodico come cassa di risonanza di originali espedienti che lo riguardavano. I suoi nuovi lettori informandosi delle battaglie cavallottiane e delle prime agitazioni contadine scoprivano così che dal direttore del giornale potevano avere <preventivi per l’installazione di parafulmini> della ditta milanese “Cav. Mazzoni” o acquistare biciclette londinesi “Iron e Worrhos” <al prezzo di £. 240 cadauna>.

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All’appuntamento settimanale con le polemiche anticlericali e antigovernative si univano le segnalazioni per l’acquisto “di carta da zucchero, da caffè, da pasta e da alimenti in genere” rivolgendosi alla titolata moglie di Terenzio, mentre con lui personalmente si potevano negoziare confezioni dello “Sciroppo Gordini” <depurativo e rinfrescativi del sangue e degli umori>.

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Nel gennaio 1897, mentre si avvicinavano le elezioni politiche ed i conferenzieri radicali imperversavano in ogni angolo della Val Tidone, il direttore del giornale che li fiancheggiava si spostava spesso a Piacenza, in via Sant’Eufemia 12 per condurre un “Ufficio d’affari  e di ragioneria” <in grado di disbrigare dietro mite compenso transazioni e pratiche di ogni sorta>.

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Mentre per Cavallotti si avvicinava l’ora dell’ultimo fatale duello, Terenzio mostrava particolare lungimiranza, abbracciando l’emergente socialismo e nel frattempo ai suoi lettori poteva vendere, oltre alla nuova fede politica, anche gli stampati piacentini della “Tipografia Progresso” o le fisarmoniche stradelline di “Mariano Dallapé”.

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Le sommosse popolari del 1898 con annesse cannonate di Bava Beccaris portarono qualche guaio al giornale e qualche giorno di prigione al suo direttore, nascostosi inutilmente in un cascinale di Bilegno.

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Le pubblicazioni sarebbero riprese dopo qualche tempo, ma nella nuova veste di organo ufficiale di partito che mal si conciliava con le inserzioni pubblicitarie personali del suo fondatore ed ex direttore.

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Ma ormai la redazione era diventata il recapito naturale delle attività extragiornalistiche di Terenzio ed i nuovi gestori furono costretti a pubblicare un comunicato per invitare <coloro che avevano in corso interessi privati con l’ex direttore ad inviare la corrispondenza presso il suo “Ufficio di commissioni, rappresentanze e patrocinio legale”.

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Per molti anni non si ebbero più notizie dell’attività giornalistica di Terenzio, né delle sue molteplici attività “secondarie”.

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Trasferitosi a Piacenza e lasciato l’insegnamento, aveva trovato impiego presso l’Ufficio Daziario. I suoi figli si erano nel frattempo accasati e forse si era attenuato il suo bisogno di soldi.

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Solo con la notizia della sua scomparsa si scoprì che negli anni precedenti  non aveva abbandonato l’esercizio dell’arte di arrangiarsi.

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Fra coloro che manifestarono pubblicamente il loro cordoglio, figurava il direttore dell’Agenzia Pompe Funebri alla quale Terenzio <aveva prestato saltuariamente la sua opera>.

[ Maggio 1898, Milano, protesta del pane, barricate sul corso Garibaldi ]

[ http://www.nelvento.net/bava-beccaris.html ]

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Pubblicazione non casuale del racconto del compagno Paolo Brega, già segretario della Camera del Lavoro di Biella e presidente della FederCoop (oggi LegaCoop) di Piacenza, all’indomani della diaspora socialista politicamente “rifluito nel privato: venerdi sarò delegato a Montecatini Terme, 3 giorni di Congresso, la prima assise della rifondazione socialista.

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Delegato al nazionale di un Partito con una storia lunga oltre cento anni di lotte dalla parte dei lavoratori e dei cittadini. Rappresentante di quell’italiano su 100 che ha depositato nell’urna la scheda con la croce sulla rosa socialista europea.

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Sono, semplicemente, orgoglioso, partecipe di un riconoscimento e di un ruolo “storico”. Stordito. Ma ne riparleremo.

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Un dato resta evidente: non sono più i tempi della rivoluzione, il popolo che vorremmo rappresentare chiede governo riformista, sicurezza, difesa del benessere raggiunto e consolidato, miglioramento delle condizioni di vita garantendo pari opportunità e condizioni di equità. Secondo criteri di sinistra, di solidarietà, di giustizia, di tutela del merito e dei bisogni. Come avviene nel resto dell’Europa, quella del socialismo europeo.

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Altrimenti, come ha dimostrato alle recenti elezioni, il cittadino anche progressista non esita ad astenersi mandando tutti a casa, specie chi si dichiara di sinistra avendo perso il contatto col quotidiano della propria gente.

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Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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