COME SI FACEVA “ALL’EPOCA” AD ESSERE SCELTE, E DIVENTARE LE PREFERITE?…SEMPLICE, SI DOVEVANO INVERTIRE I RUOLI, CON LA SOTTILE ARMA DELLA SEDUZIONE… l’uomo non vede i particolari. ma resta soggiogato dall’atmosfera creata dall’interazione della figura del soggetto e il suo contesto, l’uomo quando arriva a percepire lo sguardo è già fatta, e la regista del gioco diviene lei… LA DONNA che si fa scegliere solo ed esclusivamente se lo vuole… lo sapevano benissimo le donne di “esperienza”, le TENUTARIE, che facevano “SCUOLA” e non solo per ammaliare i clienti, ma anche e sopratutto per tutto il resto… saper dominare la “SCENA” era importante, anzi fondamentale, per poter affrontare tutti i problemi quotidiani legati al vivere e gestire la “casa” in un mondo “fatto di uomini non sempre buoni e comprensivi”. La TENUTARIA con uno sguardo e la giusta “postura” si faceva capire benissimo, senza aprire bocca, consapevolmente forte del suo ruolo, non si abbassava mai… nemmeno di fronte ai potenti gerarchi dell’epoca, che non si permettevano mai di interagire con le “ragazze” senza il suo benestare… (non tutte naturalmente e non senza rischi, quella vita era spesso sul filo del rasoio, ma la soddisfazione era veramente indescrivibile, adrenalina pura, a volte talmente difficile da gestire, che incautamente spingeva le più temerarie a rischiare tantissimo e di brutto…). Un’atmosfera difficilissima da ricostruire… (specialmente se si confida sulla memoria degli uomini di allora, lo sanno benissimo le migliaia di scrittori, che lo volevano sapere per ricostruire il “patos” nei racconti dei loro libri, e i registi dei film di “genere” come Lina Wertmuller che per il suo film capolavoro “D’AMORE E D’ANARCHIA” cercò in vano, dei testimoni “attendibili” fallendo miseramente e non per propria colpa, e per venirne a capo si vide costretta in alternativa a dover parlare con le stesse “prostitute” dell’epoca, quelle poche “sopravvissute” disposte a farlo, perché purtroppo gli uomini erano fatti così, non sapevano descrivere ciò che si provava, specialmente quel senso di disagio, che ti faceva muovere in modo mal destro e frettoloso portandoti stretto al petto il cappello che avevi in mano, e correre a testa bassa, e la “SOGGEZIONE IMPERANTE” nel senso di colpa e a volte di “vergogna” nel voler dissimulare a tutti i costi, e specialmente al cospetto di “estranei più grandi” incontrati per caso… nel non far capire per quale “motivo” si era li… sperando in uno sguardo di “compassionevole complicità”, unica salvezza per farsi “coraggio”, specialmente se si era giovani, anzi giovanissimi, e poveri, anzi poverissimi…)