Ho conosciuto Mimmo molti anni fa, quando lavoravo per gli ospedali di Castel San Giovanni e Borgonovo e lui appunto era fisioterapista nel paese della Val Tidone.
Anni dopo ci siamo ritrovati a Piacenza, lui sindacalista, io dirigente. Era il tempo dell’avvenuta aziendalizzazione della sanità, dell’accorpamento delle Asl a livello provinciale e della nuova definizione dei contratti per la dirigenza così avevo partecipato al tavolo della trattativa in rappresentanza della UIL.
Organizzazione che avevo però abbandonato quando la segreteria nazionale in occasione del secondo referendum si era schierata a favore della scelta nucleare. Mimmo allora mi chiese di impegnarmi, con lui, allo stesso tavolo trattante (quello della dirigenza) per conto della sua organizzazione, la Cisl.
Possibile il passaggio da una sigla sindacale all’altra? Sinceramente sono da sempre per l’unità sindacale per cui il fatto non mi creava particolari problemi d’identità. Tuttavia l’esperienza non durò a lungo: come Mimmo ha raccontato venerdì alla festa di saluto dal lavoro, ad un certo punto qualcuno gli disse che ‘teneva famiglia’, che l’esperienza sindacale andava ridimensionata e doveva rientrare a pieno titolo al lavoro attivo.
Del resto anche per quanto mi riguardava l’esperienza di rappresentanza sindacale non era più compatibile con la mia posizione in Azienda per cui i nostri sentieri si divisero.
Non per molto, invero: dopo poco lo ritrovai nello mio stesso corridoio di lavoroo sia pure in un sevizio diverso, lui afferente al S.P.P., il Servizio di Prevenzione e Protezione diretto dall’amico Franco Pugliese.
Così l’interlocuzione, il confronto sul tema del lavoro (e della situazione politica purtroppo orientata sempre più verso una destra becera) sono proseguiti, incontrandoci nel cortile, al timbratore, sulle scale, nel corridoio, in ufficio (più che altro il mio).
Fino a venerdì, quando ha festeggiato l’ultimo giorno di lavoro con i suoi colleghi, associandomi tra gli invitati per cui, anche per lui, dopo Mirella e Andrea, un affettuoso saluto. So long, Mimmo.
Con una sola domanda: ma ora che arriva quota 100, se come pare tantissimi se ne andranno, chi resta al lavoro, chi garantirà i servizi che servono ai cittadini? Chi lascia, sarà veramente sostituito? E il sistema previdenziale potrà reggere? Teniamo conto che un lavoratore anziano contribuisce al sistema in base a uno stipendio di almeno 38mila euro e chi lo sostituirà, in quanto giovane, lo farà con supponiamo uno stipendio base di 18mila. Quindi, per pagare la pensione di Mimmo avremo la necessità di contributi da almeno due nuovi assunti?
Insomma, Mimmo, il tuo impegno serve ancora. Per il futuro nostro, per i colleghi che ti seguiranno e anche il tuo. Un abbraccio e un sorriso.