Bella, Verona. E bella la tanta gente, d’ogni età, che s’aggira per ponti, vicoli e strade, nel nome del reciproco o del desiderato amore. Ovunque cuori, lucchetti, poesie, d’amore atteso, d’amore verso, d’amore terso, d’amore intenso, d’amor negato. E paccottaglia. Magliette, cuori di plastica, statuette, magneti, anelli, guide, cartoline. Merchandising.
Una grande capacità di evocazione turistica, un simbolo che richiama gente da tutto il mondo perché poco importa che la storia sia vera o falsa, quel che conta è il saper parlare, da parte dell’industria turistica veronese, al cuore che ha bisogno d’amore.
E il tutto, allora? Semplicemente falso. Forse leggenda ma più realisticamente fantasia del narratore. Anzi, dei narratori. A partire dal balcone sul quale Giulietta sospirava e in centinaia di migliaia salgono, dopo il restauro e la riapertura dello scorso dicembre.
Il balcone, scrive Francesca Fontanili, proviene da Castelvecchio come si può vedere in una foto che ritrae Vittorio Emanuele III nel 1926. Venne successivamente inserito diventando una fantastica trovata novecentesca.
Ma oltre al balcone si visita, alla ‘modica’ cifra di 6 euro, la casa, con tanto di dipinti, statua di Giulietta, affreschi, camera da letto ammobiliata, abiti dell’epoca ed altre (fasulle) amenità (pur caratteristiche ed allettanti). Scoprendo che non solo il balcone è un falso ma falsa è pura la casa poiché la famiglia dei Capuleti, se mai esistita, non ha mai dimorato in quel di Verona e l’abitazione (forse) può essere ricondotta per assonanza ad una famiglia Dal Cappello all’interno della quale di nessuna tragedia d’amore vissuta è dato di sapere.
Scopri anche che nemmeno puoi ricondurre la vicenda esclusivamente alla fantasia di William Shakespeare. Secondo ad esempio Antonio Socci i veri protagonisti della storia ‘originale’ sarebbero Giannozza Saraceni e Mariotto Mignarelli, un tragico amore vissuto in terra di Siena e narrato da Masuccio Salernitano nel 1476, ovvero un secolo prima rispetto all’opera di William. Per tacer di altri narratori che, appunto, nel tempo ‘aggiornarono’ la storia fino al trasferimento dalla piazza del Campo senese in quel della fatal Verona.
Insomma, il segreto del luogo, della casa, della storia, é il simbolo per quanto farlocco dell’amore appassionato e tragico. Una furbata novecentesca veronese che tuttavia accarezza il cuore di tutti ad ogni età perché, come sempre nel novecento cantavano i Beatles, “all we need is love”, tutti noi sogniamo amore.