“Io ti perdono”, romanzo noir di Elisabetta Bucciarelli, storia di bambini rapiti nei boschi, Kowalski editore 2009

La piccola Arianna vede un cagnolino biondo che, tra gli alberi del bosco, sembra chiamarla, invitarla a giocare con lui. Lo insegue. E così s’allontana dai genitori che si stanno divertendo alla ricerca di castagne. E scompare. Non è il primo bambino che si perde tra i monti della verde Val d’Aosta. Per, dopo qualche giorno, ritornare portando con sè gli inequivocabili segni della violenza subita. Eppure alla stazione dei Carabinieri non arriva nessuna denuncia, tutti i genitori coinvolti tacciono, tengono i drammi psicologici che inevitabilmente vivono i loro figli all’interno delle mura di casa. Per proteggerli, per evitare che il peso delle prevedibili pressioni da parte dei media gli faccia rivivere le ore passate tra torture e violenze, peggiorando ulteriormente la loro situazione. Ma non tutti. La madre di Arianna non regge al dolore, non vedrà il ritorno della figlia, muore di crepacuore. Proprio quando il parroco del paese, Don Paolo, ha chiamato Maria Dolores Vergani, ispettore di Polizia a Milano, non tanto per indagare (non è sua la competenza) quanto per assistere come ex psicologa la povera donna. Inevitabilmente la donna viene coinvolta nonostante ben altre siano le sue preoccupazioni ed impegni. Un’indagine, insieme al collega Pietro Corsari, per quella donna della quale in area industriale dismessa a Milano vengono trovati i resti, indagine che la portano a contatto con il mondo della prostituzione nei locali periferici dell’hinterland. Oltre alle sue vicissitudini d’amore, divisa tra il suo compagno e quel milite della Guardia di Finanza, sposato con figli, che le telefona continuamente senza che lei riesca a negarsi a quel contatto profondo, sia pur non fisico. La bambina, il cadavere della prostituta milanese, il mondo della Lap Dance, Don Paolo che, si scopre, venne allontanato dal servizio in Liguria per il sospetto di pedofilia e che viene trovato nella sua stanza impiccato tanto da convincere il maresciallo dei Carabinieri che il colpevole per la sparizione dei bambini è trovato, il caso è chiuso. Ma Maria Dolores non demorde, va in Liguria, scopre che forse il prete era innocente, colpito dai pettegolezzi della gente e come tale invitato dalla Curia ad accettare il trasferimento non per perdono ma semplicemente per non attizzare le chiacchiere. Quindi torna in quei boschi dove a sua volta ha camminato da bambina, qualcuno la colpisce alle spalle, il buio l’avvolge. Un bel noir, intrigante, per gli amanti del genere, con continui riflessi psicologici. Un finale con alcuni segnali premonitori in corso di lettura. Interessante. Anche come riflessione sulle motivazioni psicologiche ed umane che possono stare alla base di un mal risposto ed equivoco amaore per i bambini.

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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