Io, Claudio Arzani, sedicente poeta, avvolto nell’emozioni. Ieri, un lunedi

Riflessioni confuse di un sognatore

Una giornata, ieri, lunedi, col cielo carico di nuvole minacciose che tuttavia passano e lentamente, spinte dai venti se ne vanno. Sedicente poeta. Lo ha scritto pochi giorni fa un lettore di Arzyncampo. Sedicente per aver denunciato lo sdegno nello scoprire, nel venire a sapere che Bernardo Bertolucci e Marlon Brando hanno organizzato lo stupro anale di Maria Schneider in  ‘L’ultimo tango a Parigi’ senza il suo consenso. Quella è arte, ha scritto una giornalista su Repubblica. Stupratori e nazifascisti, per me, loro. Addio Scalfari, addio Repubblica, addio nazifascista Bertolucci. Non più uno dei miei soldi guadagnati col sudore della fronte e della mente per voi e le vostre sedicenti opere. Sedicente, io, poeta che come tale crede nell’arte che rispetta le persone, che sogna un mondo giusto senza violenza, dove arte è bellezza, talvolta metafora, non stupro a fini di cassetta. Così io, esimio signor nessuno, dico sì, io, sedicente, poeta. A chi sedicente m’addita. E la poesia, lor malgrado di lor autoproclamati signori, m’avvolge, mi prende per mano, mi circonda d’emozioni, belle emozioni, emozioni delle persone ‘belle’ come da voi definite per ammiccare sorrisetti indulgenti, ammantati di finta tolleranza ‘democratica’, di finto intellettualismo con superficiale spruzzatura di progressismo. persone noi che non sono famose, che sono sedicenti, che non fanno come voi film e romanzi e giornalismo per far cassetta, che son stolte, che non contano nulla, che non evadono, che son fuori dai giochi, che non fanno cadere governi per tutelare il proprio portafoglio mandando a scatafascio un Paese intero. Tutto questo nel giorno (ieri, lunedi) del postino che infila nella mia cassetta il volume inviato da Albeggi editore di Roma, “100 Thousand Poets for Change” dove, tra altri 28 poeti alcuni di fama nazionale, sta una mia opera, una lirica di paura, la paura dell’ombra xenofoba che sinistramente s’allunga sull’Europa. Xenofobia, violenza, ogni forma di violenza, la violenza dell’arte presunta che ammette lo stupro di Maria Schneider per rendere grande (di cassetta) il giovene regista nazifascista Bertolucci. Grazie allora a Ilaria Catastini di Albeggi per avermi invitato mesi fa ad aderire a questa iniziativa che, lentamente, con una punta di incredulità, ho scoperto di dimensione mondiale. Come potrei non essere emotivamente coinvolto? Gratificato. Grato. Incredulo. Nel giorno di quando mio figlio, Edoardo, è tornato da Londra, dove è andato a trovare Fabrizio, mio figlio migrante. Ad entrambi ho cercato di insegnare il valore alto dell’arte. L’arte che sublima, l’arte che trascende dalla realtà, l’arte che si fa visione, mAraviglia, capacità di sognare una realtà altra, l’arte che è sogno d’un mondo ‘diverso’. L’arte che ha costretto Fabrizio, con mia umiliazione, alla scelta migrante, l’arte che al momento fa di Edoardo un parzialmente disoccupato ma di grandi speranze. E chi vive sperando, come chi vive sognando, … beh, dite voi. Nell’era di Berluscone gran mascalzone dove ciascuno bada al proprio interesse personale alla faccia d’un Paese intero, i miei figli ora m’insegnango loro, ben oltre i miei indirizzi e i miei (umiliati) suggerimenti, il valore dell’arte alta, l’arte altra, l’arte che è bellezza, giustizia, libertà, rispetto. Sputano sangue, ma non mollano. Non giocano a far cassetta calpestando la dignità altrui! Ma non è finita. Ieri è stata la giornata d’una mia poesia messa in quadro (incorniciata) dall’amico Votto. Che l’ha letta e l’ha interpretata con quella cornice che richiama l’argento della luna, luna romantica, luna d’amore. Poesia incorniciata, resa bella dall’amico di Art&Cornici, immediatamente portata alla consegna per l’iniziativa di Piacenza Cultura, San Siro Arte, ovvero opere d’artisti da esporre a partire da sabato 5 ottobre, nei negozi dell’elegante e suggestiva via San Siro, via storica della città. Iniziativa giovane che mal s’acconcia con i miei quasi sessantanni e col mio essere in procinto d’essere nonno di splendida principessa. Ma, a riempire il cuore d’emozioni, il fatto che ad invitarmi sia stato un giovane artista, Claudio Rancati da Fiorenzuola d’Arda, artista fotografo. Grazie, Claudio, per aver accarezzato il mio cuore reso stanco da un mondo dove spesso la delusione arriva non tanto da Beluscone farabuttone e masclazone ma da chi ritenevi amico. Da chi si veste d’abiti illuminati e non esita a rappresentare un’arte che si fa realtà e, in onor di cassetta, non esita a stuprare Maria Schneider o a favorire nei concorsi pubblici gli amici degli amici, compagni o cooperative che dir si voglia. Dimenticavo: è la giornata che ho sentito Mara. Non si abbandonerà (con mio rammarico) a passionali momenti d’abbandono ma ha condiviso con me l’essere terzo d’un suo racconto al premio nazionale La Pira. Condividendo con me una considerazione: la Poesia c’insegna quali sono i valori da sognare ma spesso sono gli amici a gettarci in faccia una realtà che soffoca quei sogni. Non è Berluscone malfattore il vero nemico, sono gli amici che spesso dei sogni nostri fan grigia realtà. Ma nonostante loro, noi no! Noi, ce ne reputiamo fortunati, noi vantiamo d’essere dalla Sua parte, la parte della Poesia. Ultimo appunto. Qualche tempo fa mi ha contattato Eugenio Gazzola di Scritture edizioni. Un nuovo progetto s’affaccia all’orizzonte. Così è vita, da sedicente poeta.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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