“Io, Baricco e le biblioteche”, riflessione di Carmelo Sciascia dalla biblioteca di Caorso

Caorso, 21 febbraio 2015, Biblioteca comunale. Carmelo Sciascia presenta Note 2014, raccolta dei suoi articoli pubblicati sul quotidiano Libertà. Con intermezzo musicale del gruppo Dolci Armonie

Ho sempre creduto che gli episodi più significativi della vita, di ognuno e di tutti, fossero dettate dalle coincidenze. Non un astratto destino, ma dall’incrocio di realtà diverse. Il mio  amico Nicolino sostiene che bisogna vivere con l’ottimismo del pessimismo. In altri termini, considera la negatività degli eventi di ogni giorno sostenendo che bisogna affrontarli con una visione ottimistica: poteva andare sempre peggio di come in realtà è andata, quindi è andata bene!

Una visione in fondo confortante, abbiamo bisogno di sapere che comunque sia andata è andata per il verso migliore. Io credo che bisogna aggiungere a questa teoria una piccola variante: la positività del presente va colta nelle coincidenze, nel buono che ne scaturisce nel momento in cui due realtà completamente diverse ed ignare l’una dell’altra vengono a convergere. Un esempio immediato, letterario e personale. La stampa e la presentazione dell’ultimo libro “2014” (solita raccolta di articoli pubblicati su Libertà nell’anno appena trascorso) è coincisa con la lettura del libro di Alessandro Baricco : “Una certa idea di mondo”.  Se fossero i miei libri, i 50 libri da me letti e scelti, dice lo scrittore piemontese, a parlare al mio posto, ne sarebbe venuta fuori una certa idea di mondo. Ci sarebbero state buone possibilità che fosse proprio la mia idea di mondo. Ecco la coincidenza: anch’io sono sempre stato convinto che leggendo le mie Note, si sarebbe colto il senso delle mie concezioni, il senso del mio essere e concepire il mondo! Allora anziché parlare di me preferisco parlare di Baricco. Di ciò che egli  ha scritto e delle opinioni riportate.

Baricco è un mio coetaneo (mi conviene, visto che lui è del 58, non si fa alcuna fatica ad indicare qualcuno coetaneo quando è più giovane), è un mio collega nel senso che anch’egli è laureato in filosofia, è un piemontese con affinità letterarie isolane: non è un caso se Giuseppe Tornatore di una sua opera ne ha tratto un film. A proposito del libro appena letto, in un capitolo Baricco affronta un bel tema sulla comunicazione ed il fare corretto giornalismo. Prende a pretesto un libro di Pascale e Rastello sulla “Democrazia:cosa può fare uno scrittore?”. Pascale riporta nel suo intervento un esempio di fare informazione, nei suoi incontri mostra un palo della luce con attaccati al filo tanti fili abusivi che portano luce alle tante baracche che costituiscono le favelas.  L’immagine piaceva, la gente voleva vedere ciò che si aspettava di vedere. Ad un certo punto lo stesso autore assiste  ad un incontro di un antropologo che fa vedere le stesse diapositive dei fili abusivi della luce. Solo che aggiunge un piccolo particolare, mostra dove arrivano quei fili, dentro le baracche dove ci sono giovani che studiano, dopo una giornata di lavoro per cercare di uscire da quella situazione disperata. Morale, ci fermiamo sempre alla prima immagine, al primo messaggio, non controlliamo mai la fine. Ecco, c’è bisogno di intellettuali che si sporchino le mani e ci dicano cosa c’è al termine della filiera delle notizie giornalistiche. O almeno, come cerco di fare, ci dicano che c’è sempre qualcosa d’altro! Un altro capitolo, dello stesso libro di Baricco, ci parla di Pierre Hadot: “Esercizi spirituali e filosofia antica”.  Gli esercizi spirituali non sono quelli praticati da Sant’Ignazio di Loyola. Ma come erano intesi da Plotino.

È un saggio, le letture che prediligo, dove si parla di filosofia, come concepita in origine: la filosofia come modo di vivere per essere felici, un modo per pensare, per conoscere. Farsi la propria statua, non nell’essere megalomane, ma nel senso greco del termine.. lavorare su se stessi per togliere il superfluo. Spogliandoci di tutte le falsità e le inutilità per liberarci di tutti gli inutili e dannosi orpelli, e rimanere sculture essenziali della nostra esistenza. “allora saremmo, davvero, dei sapienti: che non è il nome di uno che sa tutto: è il nome di uno che non ha più paura di niente. Guarito”. Cosa fare allora se non un volo ogni giorno? Liberarsi di tutto per essere ed amare tutti gli uomini liberi! Con riferimento all’oggi si potrebbe dire che molti sono quelli che si immergono nella politica militante, rari chi ne vuol essere veramente degno.  

Ho voluto parlare di me, attraverso Baricco Alessandro, scrittore, coetaneo e filosofo.

Ed ho voluto parlarne in una biblioteca di un piccolo  comune della nostra provincia.

Perché ho dovuto prendere atto che lì ancora esiste, persiste e si alimenta il mito della biblioteca. Biblioteca come incontro di libri e di persone che ancora hanno la voglia di incontrarsi per fare cultura.  Ho presentato l’ultima raccolta delle mie note apparse su Libertà “2014”  alla biblioteca di Caorso.  R. David Lankes, professore di biblioteconomia nell’Università di Syracuse nel suo Atlante così  sottolinea. “Le biblioteche dunque non solo forniscono uno spazio costruttivo, ma aggiungono profondità di comprensione del mondo. Danno alla comunità possibilità di respirare, vivere il lutto, riflettere e quindi agire e parlare.” Ed ancora: “…se noi crediamo che i bibliotecari possono rendere migliori le nostre comunità (più sapienti, più capaci, più empowered), allora non possiamo tirarci indietro e dare un contributo attivo”. Parlava della sua biblioteca di Syracuse nello stato di New York o era stato sabato 21 cm alla biblioteca di Caorso

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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