In memoria di Giorgiana Masi: morta innocente in nome della democrazia

Giorgiana Masi, caduta per un colpo d’arma da fuoco a Roma, colpita alle spalle in manifestazione a Roma il 12 maggio 1977

Domani, 12 maggio una triste ricorrenza: quarant’anni fa al Ponte Garibaldi a Roma una studentessa diciannovenne cadeva sull’asfalto colpita alle spalle da un colpo di pistola sparato forse da poliziotti in borghese infiltrati tra i manifestanti, forse da fascisti a loro volta infiltrati alla ricerca del morto, forse da ‘fuoco amico’ sparato da qualche terrorista rosso. Con grandi responsabilità morali da un lato del ministro dell’interno, Francesco Cossiga, dall’altro dello stesso Marco Pannella, leader del movimento radicale che aveva indetto una manifestazione nonostante il divieto e la stessa richiesta da parte di Cossiga di evitarlo visto il momento di particolare tensione che stava vivendo il BelPaese. Ma niente da fare. Nel nome dell’affermazione di un principio teorico di libertà a prescindere dal contesto, i radicali con alla guida Pannella proseguirono nella loro idealità così moralmente rendendosi colpevoli di un omicidio vero e proprio.

Giorgiana seguiva pacificamente il corteo con il fidanzatino e, quando si trovò nel bel mezzo degli scontri tra i ‘duri’ del movimento dell’Autonomia e le forze dell’ordine, semplicemente cominciò a correre verso una salvezza che per lei non arrivò mai.

Cadde a terra di schianto, le braccia avanti e la testa verso Trastevere, mentre attorno a lei si sparava ancora e il fumo dei lacrimogeni opprimeva tutto. Quarant’anni dopo resta una targa in bronzo che ricorda la studentessa diciannovenne uccisa il 12 maggio del 1977 “dalla violenza del regime“. La gente passa indifferente, non legge e se legge non capisce, non sa, non ricorda.

La polizia caricò con le autoblindo…Gli altri compagni, all’altezza di largo Sonnino, stavano formando delle barricate…assurdo dire che i colpi siano venuti dalla loro parte: io ero uno degli ultimi ed ho visto tutti con la schiena voltata…Giorgiana, correva ad un metro e mezzo da me. E’ cascata con la faccia a terra. Ha tentato di rialzarsi…I colpi venivano solo dalla parte dove c’era la polizia. Assieme alla polizia c’erano molti in borghese. Quelli in divisa erano sulle autoblindo…Alla metà del ponte ci sono due rientranze in muratura: lì si sono appostati quelli in borghese, ed hanno sparato“, testimonia Lelio Leone nel pezzo riportato in Ansa.it.

Arrivarono le foto che confermavano quanto detto da decine di manifestanti: in piazza c’erano poliziotti in borghese che spararono ad altezza uomo. E altrettanto fecero alcuni in divisa. Cossiga in Parlamento disse il contrario poi però venne rimosso chi gli aveva dato l’informazione. Per l’ex capo della Polizia Ferdinando Masone Giorgiana fu uccisa da proiettili “vaganti sparati dai dimostranti, forse dai suoi compagni e amici con i quali si trovava contro le forze dell’ordine“. Ad ognuno la propria verità, quella meglio confacente al dar la colpa all’altro.

Poliziotti in divisa, poliziotti in borghese, fascisti infiltrati, Br, manifestanti ‘amici’: la verità è che non si è mai arrivati alla verità. L’inchiesta fu archiviata il 9 maggio del 1981 dal giudice Claudio D’Angelo con la dichiarazione di non doversi procedere per essere rimasti ignoti i responsabili del reato. E da allora a nulla sono valsi i tentativi dell’avvocato della famiglia Luca Boneschi di far riaprire il processo.

Boneschi è morto un anno fa. Come da tempo sono morti i genitori di Giorgiana, Aurora e Angelo. E come sono morti Pannella, l’ex capo della polizia Masone, Cossiga e anche Giorgio Santacroce, il pm dell’inchiesta, lo stesso che indagò su Ustica. Quello che non deve morire mai è il ricordo di una ragazza che semplicemente ha creduto nella democrazia, in chi governava e in chi l’invitava a manifestare pacificamente ignorando il divieto di manifestazione per il rischio di infiltrazioni da parte di quanti credevano che democrazia potesse far coppia con sorella P38.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.