“Il soffio del vento, da Chernobyl a Caorso trent’anni dopo” con il racconto del viaggio di Agostino Zanetti, agronomo, nell’Exclusion Zone

Questa risulta l’ottava ‘uscita’ con “Il soffio del vento” a parlare di nucleare ed ogni volta, ad ogni incontro, si approfondisce, si colgono aspetti nuovi che sfuggono ai più, notizie trattate e diffuse con grande circospezione restando spesso nella nebbia delle troppe informazioni (inutili) che ad ogni minuto, in ogni giorno, ascoltiamo.

Immagine tratta dal video realizzato da Agostino Zanetti nell’Exclusion Zone a Chernobyl, un’esperienza della quale si parlerà domani, mercoledì 22 marzo alle 18 su iniziativa dell’associazione Piacenza Cultura e Sport alla Galleria Borgo Faxhall alla presentazione di “Il soffio del vento, da CHernobyl a Caorso trent’anni dopo” (Pontegobbo edizioni

Di pochi giorni fa la ‘celebrazione’ del disastro della centrale nucleare di Fukushima-Daiichi dell’11 marzo 2011. Sono notizie terribili. La società proprietaria riconosce livelli di radioattività che potrebbero uccidere un essere vivente in pochi minuti e anche i robot inviati sia per esplorazione che per interventi non riescono a raggiungere le zone nelle quali la radioattività raggiunge livelli altissimi. Nella migliore delle ipotesi dopo un’ora di esposizione smettono di funzionare.

Il famigerato reattore 4 della centrale V.I. Lenin di Chernobyl, in Ucraina

  I lavori di bonifica delle scorie sicuramente non cominceranno prima del 2021 per concludersi dopo almeno 40-50 anni, e i costi lievitano, fino alla cifra di 170 miliardi di euro. Tre anni fa le stime parlavano della metà.

L’ingresso controllato dai militari che escono dalle casematte in cemento armato per massimo pochissimi minuti

Furono 160mila le persone evacuate e ancora oggi sono molto poche le persone e i tecnici disposti a lavorare in zona esponendosi ai rischi di contaminazione per cui proseguono estremamente a rilento i lavori di bonifica compresi i lavori di impermeabilizzazione dei terreni collinari per evitare che l’acqua entrando nei reattori venga poi scaricata nell’oceano. Non resta che ribadire: vale la pena, correre rischi di questo tipo?

A Prypiat, la cittadina costruita per i tecnici e i lavoratori della centrale, abitavano in 45mila. Ora é solo desolazione, la vegetazione ha occupato tutti gli spazi e naturalmente si tratta di una vegetazione che continua ad evidenziare inquinamento radioattivo

 Attualmente l’energia nucleare che acquistiamo dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Slovenia, rappresenta l’1,5% del nostro fabbisogno elettrico. Uno sviluppo dell’energia solare (attualmente l’8% del fabbisogno) per esempio realizzando impianti per ogni nuovo edificio pubblico costruito (come per esempio il costruendo ospedale nuovo di Fiorenzuola d’Arda) ci permetterebbe di raggiungere la totale indipendenza dal nucleare. Perché non provarci?

Migliaia di mezzi abbandonati in quanto colpiti dalla nube radioattiva: i mezzi dei pompieri, i pullman usati per l’evacuazione, gli elicotteri, i mezzi blindati. Il nucleare? Solo costi abnormi

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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