Ma quanto costa l’energia nucleare? Una delle tante domande poste da Agostino Zanetti mercoledi 22 marzo nella sede dell’associazione Piacenza Cultura e Sport a Borgo Faxhall al secondo incontro della rassegna “Mercoledi ci PIACE a Borgo Faxhall“, iniziative letterarie all’insegna della solidarietà e dell’integrazione culturale. Stimolo il libro “Il soffio del vento, da Chernobyl a Caorso trent’anni dopo” di Pontegobbo edizioni e l’esperienza di Agostino, agronomo, che, nel 2008, ha visitato la ‘Excluzion Zone‘, quei 30 kmq dove più intensa é stata l’incidenza della radioattività derivata dall’esplosione del reattore 4 della centrale nucleare ‘V.I. Lenin’.
Animatore, con la moglie Carmela, dell’associazione di accoglienza ‘Le rondini di Chernobyl‘ che, da anni, accoglie in estate e a fine anno oltre 50 bambini di Chernobyl provenienti dalla Bielorussia, dall’Ucraina, dalla Russia, grazie a decine di famiglie volontarie disponibili all’ospitalità e ad investire economicamente (partendo dal costo del biglietto aereo) per aiutare chi continua ad essere vittima di una tragedia di enormi dimensioni. Un’esperienza importantissima per i ragazzi che spesso vivono in orfanotrofi, che hanno bisogno di venire nel nostro territorio per recuperare innanzitutto difese immunitarie che salvaguardano dai pericoli della convivenza con l’inquinamento derivante dalle radiazioni nucleari.
Perché é terribile ascoltare la superficialità di personaggi pubblici come ad esempio Antonella Clerici che (magari in buona fede per ‘semplice’ disinformazione) in televisione ha commentato “una grande tragedia ma ormai é finita, sono passati trent’anni“. Purtroppo non é finita per niente: i terreni continuano a registrare la presenza del terribile cesio incidendo sul ciclo alimentare tanto animale quanto umano e tutto questo ha costi enormi, sia per necessità di tutela della salute, sia per necessità di interventi continui: a novembre é stato completato il nuovo sarcofago che copre il reattore numero 4, quello esploso nella notte del 26 aprile 1986. Un sarcofago per il quale si parla di 2 miliardi di euro come costo ‘diretto’ pagati dalla comunità internazionale (le nostre tasse incluse) ma si ipotizzano oltre ulteriori 5 milardi di costi ‘indiretti’.
Meglio poi tacere dei costi legati al disastro di Fukushima dove nel 2011 abbiamo avuto la fusione del nocciolo di 3 dei 6 reattori e ancora nessun essere umano o robot può avvicinarsi per l’altissimo livello di radioattività e dove per ora, essendo impossibile intervenire per eliminare i detriti del combustibile nucleare, ci si limita a realizzare piscine nelle quali viene incanalata l’acqua che scendendo dalle colline viene a contatto con l’impianto ed occorre evitare che finisca in mare.
Purtroppo le centrali nucleari presenti nel mondo sono tante e ancora se ne costruiscono in Cina e addirittura nei deserti arabi in vista di replicare al prospettato esaurimento del petrolio. Apparentemente hanno costi limitati rispetto alla potenza produttiva: una centrale nucleare produce energia a ciclo continuo, non può essere fermata, spesso la produzione giornaliera supera lo stesso fabbisogno di un paese come Francia, Svizzera, Inghilterra, Slovenia che, per ‘far quadrare i conti‘ devono vendere parte dell’energia prodotta. Così per quei paesi che hanno rinunciato alla produzione (come il nostro che vanta una capacità produttiva vicino all’autosufficienza) può ‘convenire‘ evitare il ricorso alle energie alternative semplicemente per destinare risorse in altri settori o comunque per mantenersi in una logica di scambi comuni all’interno di un sistema basato esclusivamente sulla garanzia dell’interesse economico di pochi. Siamo sicuri ne valga la pena?