“Il mio partigiano“: sembra il titolo di uno di quei temi che una volta assegnavano le maestre. Ti si chiedeva di raccontare una persona importante per te. E la stessa richiesta è arrivata venerdi ad ognuno degli oltre 200 commensali che hanno diviso il pasto a San Protaso. Nella frazione rurale di Fiorenzuola (Pc) si è vissuta l’ottava edizione del pranzo partigiano, organizzato dall’Anpi, soprattutto da quei giovani che prendono il testimone dai più anziani, con orgoglio e senso di responsabilità.
Ieri erano presenti anche cinque partigiani superstiti: in particolare è stato applaudito il professore Romolo Bonomini, 82 anni, che nell’ottobre scorso ha rischiato di morire in un incidente. Sta vincendo ora la sua battaglia per tornare a camminare (non vede l’ora di sbarazzarsi della stampella che gli fa da sostegno). Intanto la mente è tornata lucida, uno scrigno di memorie. E ci sono poi la staffetta Stella, Pierina Tavani di Caorso, i partigiani Giovanni Biselli e Sante Bocciarelli e ancora – da Cortemaggiore – Gaetano Faverzani, classe 1925, nome di battaglia Tesoro: glielo diede una fidanzata perché era bello e scriveva poesie. Pronuncia alcuni versi, a memoria, che fanno commuovere: «Guardo le verdi colline su queste montagne dove nell’era giovanile provai momenti di terrore. Dal cielo veniva tanta neve, al cielo salivano tante anime. Ma tutto ha un termine; finisce l’inverno la neve insanguinata si scioglie al tepore della primavera. Dio aiutarci a mantenere questo bene».
Anche Pino Scapuzzi, partigiano poeta, viene ricordato attraverso i versi che compose, interpretati dall’attrice Roberta Biagiarelli. Si levano canti partigiani grazie ai bravissimi musici Mano Libera: Romolo Morandini, Francesco Bonomini, Roberta Ferdenzi, Giacomo Martucci, Giovanni Casati.
Si piange, si danza, si mangia, si ride. Scorrono le parole piene di emozione e senso civile delle giovani dell’Anpi che si fanno “staffette” di memoria, promettendo di essere testimoni della resistenza, incontrata negli occhi dei partigiani: Angelo Gatti, Sandokan, «il nostro presidente che ci scrutava con i occhi fieri»; Rino Vinciguerra («noi come lui eravamo combattute tra il di destino di ascoltare la testimonianza e la paura di riaprire la ferita della prigionia»); Angelo Massini, «sensibile e sincero“, Angelo Grazioli: «il pranzo del 25 aprile era un appuntamento che non avrebbero mai potuto perdere». Ricordato anche Antonio Buschi scomparso di recente. Lo storico Franco Sprega ha commemorato Nino Fagnoni, nome di battaglia Stalin, che sopravvisse grazie alla solidarietà della gente di Borla e Trinità; che sognò il sole dell’avvenire, che aveva la quinta elementare ma fu appassionato cultore di scienze umane e naturali. Ricordato il comandante Tobruk, al secolo Antonio Ferrari, dalla figlia Giovanna. Per il presidente Anpi Danilo Frati, a parlare sono le lacrime che non riesce a trattenere, dopo questo rito laico di rammemorazione, che nutre le vite degli uomini e delle donne d’oggi.
Donata Meneghelli