Il 2 settembre al Museo della Poesia di Piacenza le liriche di Vittorio Zanetto

Venerdì 2 settembre, alle ore 17,30, in via Pace 5, a Piacenza

Il Piccolo Museo della Poesia Incolmabili Fenditure presenta:

Vittorio Zanetto, la poesia che lascia suonare le piogge

introduce: Guido Oldani

legge alcune poesie: Massimo Silvotti

Vittorio Zanetto, che è il ritratto di una semplicità lombarda, la sa lunga e sa cosa dire e fare a questo mondo. Nato sui colli che chiameremo i Colli di Zanetto, nel luogo di Montichiari, vede ciò che guarda, trascrive quel che ha visto. Come una tovaglia che scuote le briciole da un lato, così è anche questa Lombardia che scuote genti nascenti e provenienti ad accatastarsi nelle città. Se dunque il paesaggio è una tovaglia, Zanetto si situa dalla parte delle mani che la scuotono. Nel tempo si vedrà ma, al momento, lui resta fuori dalla mischia. Sta nella casa avita e, con la matita dei suoi testi poetici, mormora, dice e ridice i suoi fiori di bosco, i frutti, i silenzi, le irrigazioni che vogliono appalesarsi. Zanetto, con mano fine, lascia suonare le piogge come si conviene. È lo spartito del sottobosco e di una periferia che in un’altra esistenzialità sarebbe forse l’ombelico del mondo. Lui sa che la natura sembra farsi da parte ma solo per riprendere fiato e poi, forse, sopraffare la metropolitaneità. Così Zanetto colleziona, edita, dà voce ai poeti come ai fiori di campo dell’universo mondo naturale. La sua casetta che stampa, che raccoglie e significa è un fortilizio di indispensabile ruvida propizia testimonianza

Guido Oldani

Vittorio Zanetto, nasce a Borgo Frissino di Montichiari durante la Seconda guerra mondiale e vive a Borgosotto di Montichiari (Brescia), dove nel 1964 ha fondato la Libreria Zanetti. Dal 1974 inizia l’attività della Casa Editrice Zanetti (poi mutata in Zanetto), dalla quale nel 2010 nasce la Fondazione Zanetto, di cui è presidente, sempre legata al territorio d’origine, anima del poeta. Libraio, editore, bibliofilo, poeta, storico, amico di Roberto Roversi, Mario Luzi, Alda Merini e Attilio Bertolucci, ha pubblicato Poesie (Gastaldi, 1973),Ed è quasi un sorriso (L’Italia letteraria, 1977), Guizzi (Vallecchi, 1983), Sabbie di fiume (Zanetto Ed., 1998), Trilli del nascosto inverno (Zanetto Ed., 2010), Poesia, ciò di dolcezza c’è… (Fondazione Zanetto, 2012). Le sue poesie sono state tradotte in spagnolo, tedesco, inglese e francese.

Guido Oldani, ha pubblicato sulle principali Riviste Letterarie del secondo Novecento e ha rappresentato l’Italia in numerosi consessi internazionali di Poesia: ai Festival Mondiali della Poesia di Medellin (Colombia, 2009) e Granada (Nicaragua, 2010). E’ autore delle raccolte Stilnostro (CENS, 1985; con prefazione di Giovanni Raboni), Sapone (Kamen, 2001), La betoniera (Lieto Colle, 2005). È stato curatore dell’Annuario di Poesia Crocetti ed è presente in alcune antologie, tra cui Il pensiero dominante (Garzanti, 2001), Tutto l’amore che c’è (Einaudi, 2003) e Almanacco dello specchio (Mondadori, 2008). Con Mursia ha inaugurato la Collana Argani, che dirige, pubblicando Il cielo di lardo e, nel 2010, Il Realismo Terminale. Nel 2013, sempre per Mursia, è uscita la raccolta di scritti sullo stesso Realismo terminale, dal titolo La Faraona ripiena (a cura degli italianisti Elena Salibra e Giuseppe Langella). È direttore del Festival Internazionale “Traghetti di Poesia” e fondatore del “Tribunale della poesia”; collabora con alcuni quotidiani nazionali, tra cui L’Avvenire e Affari Italiani. Ha vinto i premi “National Talent Gold 2012”, “Spoleto Festival Art 2012”, Premio alla carriera “Acqui Terme 2010”. È l’ideatore del Realismo Terminale e l’inventore della similitudine rovesciata.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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