Gli Orsanti in museo a Vigoleno (Pc): un tuffo nel passato degli artisti di strada

IMG_4741 - CopiaGirovaghi, ciarlatani, giocolieri, per amore e per necessità. Partiti dalla condizione di miseria dell’appennino emiliano, dalla Valle del taro e dalla Valle del Ceno, abbandonando per mesi e qualche volta per anni, qualche volta per sempre, la moglie e i figli piccoli. Chi per esercitare nel cremonese, chi in Maremma e chi in luoghi che nessuno sapeva dove fossero: Parigi, Amsterdam, l’Impero Turco. Commedianti, artisti di strada che suonavano nelle strade e nelle fiere esibendo scimmie, cani, uccelli, cammelli e soprattutto orsi.

Leggiamo nel sito www.7mates.com: L’esibizione che piaceva di più al nonno, orsante a cavallo tra ‘800 e ‘900, – racconta Osvaldo Moglia ex-sindaco di Compiano (Pr) – era il combattimento con l’orso. Il nonno con il suo orso ci parlava, a bassa voce, lo accarezzava, perché gli orsi sono fatti così: obbediscono solo se si affezionano. Poi, sulla pubblica piazza ci faceva la lotta, ma per finta, per far quattrini dopo, con la questua. E i tedeschi buttavano marchi su marchi dentro il cappello, senza smettere di ridere vedendo quell’italiano piccolo e magrolino che riusciva ad atterrare un gigante bruno, con la museruola sì, ma pieno di artigli. Ma c’era il trucco: il nonno mi raccontava che gli orsi soffrono tremendamente il solletico: aveva scoperto che, per farlo saltare per terra, bastava una grattatina sotto le zampe posteriori….”.
IMG_4739Le compagnie di orsanti, che si spostavano per lo più a piedi o con carri, potevano essere formate solo da un adulto con al seguito un bambino (‘acquistato’ per pochi soldi da qualche famiglia misera) che suonava l’organetto, ed un gruppo di animali ammaestrati; i bambini (a volte storpiati di proposito) servivano ad impietosire, e quindi a fare cassa; gli animali, a far ridere della loro goffaggine, e parimenti a far cassa perché lo spettatore tendeva ad identificarsi con il domatore, con il più forte.
Una volta giunti in un luogo sufficientemente esposto al transito di persone, gli orsanti allestivano il proprio palco per lo spettacolo preceduti da un banditore che, già qualche ora prima, richiamava la gente col tamburo annunciando lo spettacolo.
Fra tutti gli animali, scimmie, istrici, cavalli, pappagalli o cammelli che le compagnie di orsanti addestravano per le proprie esibizioni, il pezzo forte era l’orso, il cui peso poteva raggiungere i 350 chili e una volta alzato sulle zampe posteriori, misurava anche due metri di altezza. Veniva addestrato con metodi a volte molto rudi, per esempio con fruste o mettendogli delle piastre roventi sotto le zampe. Lo si faceva ballare, girare, saltellare, ma il numero senz’altro più atteso era la lotta fra il domatore e la fiera.
È ovvio, ci racconta Filippo Marcianò in www.belrogo.com, la lotta non era che una studiata pantomima, una zampata del plantigrado sarebbe stata sufficiente a spezzare il collo al domatore; il carattere imprevedibile dell’orso rendeva comunque pericoloso questo genere di esibizione. Molto spesso il numero si concludeva con la fiera battuta, stesa a terra come fosse morta, che se ne usciva dalla scena trascinata via fra gli applausi per poi riprendersi, immediatamente, appena sfuggita agli sguardi del pubblico.
Naturalmente l’orso aveva il ruolo principale, ma ruoli ben precisi spettavano anche agli altri animali: le scimmie, indossando sgargianti costumi di dame o soldati, raccoglievano le monete intrufolandosi tra gli spettatori; i pappagalli, addestrati a ripetere qualche parole, se ne stavano sulle spalle del ragazzino che a sua volta raccoglieva monete; insomma, gli ‘orsanti’ altro non erano che gli antesiniani dei circhi. 

A Vigoleno, tra Fidenza e Fiorenzuola d’Arda, nel borgo fortificato, fatti pochi passi nel camminamento dell’ingresso, ti accoglie un grande orso nero di cartapesta che introduce al Museo degli Orsanti. Immagini, oggetti, divise, strumenti di quell’epoca ormai lontana per un ‘mestiere’ soffocato dalla Grande Guerra, quando gli animali vennero requisiti dagli eserciti e le frontiere vennero chiuse impedendo quel girovagare. E finita la guerra? Nacque una nuova sensibilità, vennero introdotte regole restrittive specie contro l’impiego di bambini e i girovaghi si trasformarono in mercanti di cianfrusaglie, in questuanti, in gelatai.

IMG_4737Purtroppo i cartelli sono chiari: vietato fotografare e l’addetto alla vigilanza non perdona. Non manca il colpo basso, il furto con destrezza di qualche gioiello della memoria ma, anche senza questo, la visita è imperdibile.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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