Oserei dire luci splendenti ed ombre oscure. Convivono in questo romanzo che accomuna chiacchiere da bar (anzi da bocciofila di provincia) tra esodati, pensionati, lavoratori autonomi costretti al lavoro per sfuggire alle accuse della moglie d’essere ormai consumati (a letto). D’altro canto dissertazioni (sempre al bar) da parte del protagonista in tema di scienza e soprattutto di astronomia. Antimateria, antiuniverso, Big Bang, Elettroni, Fascia di Van Allen (che non è la Fascia di Van Basten quando giocava nel Milan), Neutroni e neutrini, Nane Bianche (e guai a pensare a donne piccole messe di fianco ad una nera watussa) e via disquisendo spesso tediando l’incauto lettore che, tradito dal titolo, già pensava ad avvistamenti alieni nella verde Val Trebbia. Per fortuna dalle stelle ad ogni capitolo (son ventuno in tutto) si passa alla stalla (in questo caso la bocciofila) dove tra un bianchino (un buon Ortrugo tutto piacentino sicuramente delle cantine Bonelli di Rivergaro) e un caffè (forse della Musetti di Pontenure) si consumano chiacchiere e si tirano bocce. Raccontando storie e pettegolezzi legati alla piacentinità e alla vita, ai modi di essere e ai modi di dire di questa terra posta alla fine della romana via Emilia ad un passo dal confine con la Gallia e la terra dei celti dove notizie di alieni (almeno nel romanzo) non ne troviamo mentre sappiamo di certo che qui i romani le buscarono di santa ragione da Annibale come ricorda il monumento all’elefante da battaglia sito in località Tuna. Insomma, un libro curioso che a tratti ci costringe a navigare nello spazio e in altre pagine ci fa ridere di gusto passando da un cardinson (credenzone, noto mobile, ma nel caso nostro, donna robusta di regola da evitare con cura) ad un gramlon (giocatore scarso tanto a carte quanto sui campi di calcio), da un pasgat (pescegatto ovvero animale da poco che vive nel Grande Placido Fiume ma anche omuncolo di poco peso e valore), fino al sarocco (pugno) che il protagonista riceve per aver messo il bastone tra i giochi del ciuleur (in francese trombeur des femmes) del paese. E allora? Vada come vada (ogni lettore un piccolo mondo), non resta che abbandonarsi alla lettura. Con un sunto finale: urono i piacentini Fermi e Amaldi a scoprire i neutroni lenti che furono poi essenziali per la realizzazione dei reattori nucleari e in fine per arrivare alla bomba atomica. Che per fortuna nel nostro spazio-tempo ci arrivarono prima gli americani che i nazisti, sperando di non finire un giorno catturati da un buco nero spaziale finendo in un universo parallelo dove magari sono arrivati primi i nazisti.