“Giorni di guerra”, memorie di Giovanni Comisso, Longanesi & C. editore

Il giornalista e scrittore Giovanni Comisso scrisse Giorni di guerra tra il 1923 e il 1928 per poi vederlo pubblicato in prima edizione nel 1930. Si tratta di un libro di memorie, legato alla sua partecipazione (convinta, come interventista) alla Grande Guerra ma non aspettiamoci polemica sull’assurdità della guerra (che pure, rileggendo i fatti che racconta, traspare) e sull’impreparazione degli ufficiali italiani. Comisso, partito come soldato, successivamente ammesso ad un corso ufficiali, diventato tenente, non si trova in prima linea dove si soffre e si muore. Fa parte del genio trasmissioni, vive l’esperienza da posizione privilegiata ma, data la giovane età, non cerca di ‘imboscarsi’ di approfittare della sua posizione come invece fanno tanti suoi colleghi. Nei diversi comandi dove il giovane ufficiale passa per ricevere ordini e disposizioni troviamo Generali, Colonnelli, Maggiori. Nessuno di loro in prima linea: gli ordini vengono trasmessi per via telefonica. Comisso invece familiarizza con i soldati, sfiora la prima linea, non esita ad affrontare i pericoli della guerra. Siamo nel 1917, poco prima della battaglia di Caporetto, che costringe l’esercito italiano, dopo una bruciante sconfitta, a ritirarsi in disordine lungo la linea del Piave. L’ambiente è quello dell’alto Isonzo, dove soldati e ufficiali stanchi occupano da oltre due anni le stesse linee senza riuscire ad avanzare. Comisso, incaricato di controllare le linee telefoniche che collegano gli avamposti ai Comandi arretrati, non esita a raggiungere la prima linea, a solidarizzare, dormire, cantare, dividere cibo e soprattutto vino con i soldati coi quali troppi alti ufficiali parlano solo per telefono. Così il giovane tenentino conquista la fiducia in se e la stima dei propri compagni. Arrivando fino all’inversione dei destini della guerra, con gli italiani che ritrovano slancio, di nuovo superano il Piave, parlano i cannoni mentre dal nemico lentamente risponde il silenzio. E’ la vittoria, arriva la notizia che la guerra è finita. I soldati accendono fuochi tra le montagne, sparano gli ultimi colpi per aria, la notte è illuminata dalle esplosioni delle bombe esplose per la gioia. Sulle porte delle case contadine, alle finestre s’affacciano le ragazze festanti e, finalmente, quei giovani mandati a combattere e a morire, tornano alla vita.
La guerra è finita.

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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