Il 25 aprile? Un giorno come un altro!”, parola di Tommaso Foti, deputato (ma che strano) Fratelli d’Italia

Nulla di nuovo alla luce del sole: arriva il 25 aprile, la Festa della Liberazione, ed ecco le consuete sortite dell’Italia conservatrice per quantomeno ridimensionare il ruolo dei combattenti partigiani riconoscendo il merito della sconfitta nazifascista agli americani: indicativo un peloso intervento caratterizzato da un anticomunismo viscerale di tal Carlo Giarelli sul quotidiano on line ‘ILPiacenza’.  Indicativo però anche l’intervento dell’attuale Sindaco di Piacenza, Patrizia Barbieri, accreditata come ersponente di Forza Italia. In piazza nella città medaglia al valore per la lotta di Resistenza, ha richiamato con un discorso ancor più peloso di quello del Giarelli, un’unità politica che in concreto significa non distinguere tra i protagonisti di quella lotta, ponendo sullo stesso piano chi, più o meno consapevolmente, sceglieva di allearsi con i nazisti dei campi di sterminio e chi invece combatteva per valori di giustizia e libertà. Senza che con questo qui si vogliano negare deviazionismi ed eccessi anche nella lotta partigiana che sono situazioni inevitabili in tutti i conflitti ma chiederne conto oggi, fuori da quel contesto storico, caro Sindaco ( Sindaca che dir si voglia, a suo gradimento), significa solo pescare nel torbido, tentare appunto di porre sullo stesso piano gli uni e gli altri e questo, prima di tutto, risulta antistorico, utile solo a piccoli interessi di bottega come ad esempio il dover tenere in piedi una giunta che vede uniti rappresentanti di quella destra per la quale il 25 aprile non è altro che il giorno dedicato a San Marco (così dichiara il deputato di Fratelli d’Italia Tommaso Foti) o che comunque mal digerisce (con l’esponente della Lega dottor Polledri in testa) quella che è stata appunto la lotta per un’Italia dalla parte del popolo e non del potere monarchico, della borghesia padronale o del vertice ecclesiastico che fosse. Date queste considerazioni credo utile ed importante riportare (con qualche commento alla fine dello stesso) l’intervento del predetto onorevole Foti pubblicato sulla sua pagina in facebook.

Tommaso Foti con Ignazio La Russa

L’INTERVENTO DI TOMMASO FOTI, ESPONENTE FRATELLI D’ITALIA

25 APRILE? FESTA PER ALTRI, NON PER ME. E adesso lo so, mi pioveranno addosso le solite critiche, i triti e tristi luoghi comuni. Diranno e scriveranno: Foti? un #fascista. Bella che data la risposta: sbrigativa e democratica, come si conviene a stupidi che neppure sanno di adularmi. Dicano ciò che vogliono, io non riesco a festeggiare, perché non accetto che si perpetui la divisione tra morti e morti. Perché mai chi è caduto nelle brigate partigiane deve essere per forza un eroe, e chi è morto indossando la divisa della Repubblica Sociale Italiana deve essere solo un dannato, un dimenticato, un derelitto? Perché mai dovrei accettare una siffatta e comoda distinzione quando, non io ma i fatti, dicono che molti di coloro che andarono a morire nelle brigate partigiane erano stati fascisti più di coloro che andarono invece a morire per il Duce? Perché mai dovrei, genuflettendomi alla cosiddetta politica corretta, disprezzare mio nonno paterno e mio padre per le scelte fatte, quando gli stessi – per avere combattuto per l’Onore – patirono poi di tutto e di più quando, dopo le radiose giornate dell’aprile ’45, fu loro riservata la galera o la clandestinità, pur non avendo mai commesso nulla di nulla? Perché dovrei pensare che il pianto di una madre che ha avuto il figlio morto nelle fila della Resistenza meriti più comprensione, rispetto, condivisione, di quello versato da una madre il cui figlio, magari quindicenne, decise di essere mascotte in una delle milizie fasciste? Lo so bene che mi si dirà che chi è morto per la libertà è morto per una giusta causa e chi è morto dall’altra parte è morto per difendere un’idea totalitaria, ma questi sono artifizi interessati. Quasi che non si sapesse che la componente più politica della Resistenza, quella di radice comunista, certo voleva chiudere la pagina del totalitarismo fascista, ma solo per incominciare quella del totalitarismo comunista. Eppure basterebbe poco perché il 25 Aprile potesse diventare il giorno della memoria condivisa: sarebbe sufficiente anziché esaltare la propria fazione, promuovere la pacificazione.Ma così non è e, temo, non sarà mai. Perché le immagini di quei poveri morti – degli uni e degli altri – più che emblema del Sacrificio supremo continuano ad essere agitate per mantenere in piedi una distinzione manichea tra vincitori e vinti, tra il sangue dei primi e quello degli ultimi. E finche’ sarà così, per me il 25 Aprile continuerà ad essere solo SAN MARCO.

Ivrea, il partigiano Ferruccio impiccato dai fascisti della “X Mas” di Junio Valeri Borghese

Riporto non tanto a titolo di risposta ma come intervento ‘parallelo’ rispetto sia alle tesi di Foti sia alle osservazioni del Sindaco Barbieri, quanto pubblicato dall’amico Nunzio Delpanno in un messaggio personale che mi preme condividere: “Molti revisionisti storici tendono a mettere in evidenza episodi negativi che, come in tutte le vicende umane esistono e sempre si verificheranno. Ma la straordinaria epopea della resistenza va considerata nel suo insieme. Una cosa è certa, ha reso a tutti la dignità perduta sia di chi ha combattuto e di chi è stato a guardare. Con la loro rivolta i PARTIGIANI hanno scritto la pagina più bella della nostra recente storia che continua a vivere nella democrazia riconquistata”.

Dunque: vero che tutti i morti meritano rispetto e cordoglio. Anche perché tutti i ragazzi di allora credevano in quello che facevano oppure subivano semplicemente i fatti che li coinvolgevano. Un mio parente acquisito ha indossato la divisa della R.S.I.. Orfano di  padre (Carabiniere) e di madre si ritrovava con sei fratellini da crescere e mantenere e per questo la diaria era fondamentale. Non è morto e credo non abbia ammazzato nessuno, ma per uscire dal carcere ha dovuto penare.

Insomma, condivido con l’onorevole Foti che tutti i morti meritano cordoglio e rimpianto per la vita persa. Però gli onori della festa non possono essere concessi a tutti.

Gli onori della festa del 25 aprile, giorno della liberazione di Torino e Milano da parte delle truppe combattenti partigiane mentre gli americani arrancavano ancora nel centro del BelPaese, vanno a chi ha creduto nei valori di giustizia e libertà da garantire alle generazioni future e per questo ha pagato con la vita.

Manifesto del Partito Socialista

 

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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