“Flatlandia”, racconto fantastico a più dimensioni di Edwin Abbott Abbott, Adelphi edizioni

Partiamo dal nostro mondo a tre dimensioni (lunghezza, larghezza e altezza) e proiettiamoci in un mondo a due dimensioni dove s’ignora del concetto di altezza ed eccoci immersi in Flatlandia. Tutto è assolutamente piatto: case, abitanti, alberi. Ed ecco lo sbizzarrirsi dell’autore nella descrizione di questo mondo diviso in caste secondo la configurazione geometrica di ciascuno (isosceli, quadrati, esagoni, fino all’aristocrazia religiosa dei circoli). L’ascesa sociale come unica aspirazione collettiva ma in un sistema rigidamente controllato dai pochi posti al vertice in base al disprezzo per la libertà personale, un sistema difeso e mantenuto da leggi crudeli nel quale i riformatori che tentano di aprire nuovi orizzonti sono messi a tacere, imprigionati o uccisi. Le classi inferiori? Gli isosceli operai, di scarsissima intelligenza, e naturalmente le donne.

L’abitazione del quadrato narrante

Ogni essere umano in Flatlandia deve essere una figura regolare. Non basta che una donna sia una Linea, deve essere una Linea retta. Artigiani e Soldati devono avere due lati uguali, i commercianti devono avere tre lati uguali, gli Avvocati (classe alla quale appartiene il quadrato narrante) quattro lati uguali e in un Poligono tutti i lati devono essere uguali. L’irregolarità di figura diventa stortura morale e criminale ed è trattata di conseguenza. L’irregolare, si postula, è sin dalla nascita guardato con sospetto dai genitori, deriso dai fratelli e dalle sorelle, trascurato dai domestici, schernito e tenuto in disparte dalla società, escluso da ogni posto di responsabilità e di fiducia e da ogni attività produttiva. Rigidamente sorvegliato dalla polizia finché, divenuto maggiorenne, viene sottoposto ad ispezione: se supera il margine stabilito di deviazione lo si elimina oppure lo si seppellisce vivo in un ufficio govefnativo come impiegato di ultima classe.

Analisi sociale con ironia o fantasia matematica? Le interpretazioni possono essere diverse in base alla sensibilità di chi legge (io, ad esempio, ho sempre avuto un rapporto problematico con matematica e geometria, di assoluta indifferenza se non antipatia) ma quel che conta, alla fine, è quando in Flatlandia scende da Spacelandia (come succede ogni mille anni) una sfera, ovvero una figura tridimensionale e le certezze di un intero sistema vengono stravolte. Almeno questo è il rischio. E allora, che succede? Non resta che leggere il libro (scritto nel lontano ‘800) magari nel contempo immaginando come reagiremmo noi di fronte a chi ci presentasse una quarta dimensione nella quale i concetti di spazio interagissero con un altro fattore, magari il tempo.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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