Risalendo l’alta Val Trebbia per rinnovare l’incontro con Cerignale (e soprattutto per una sosta con i piedi sotto il tavolo all’ombra della topia dell’albergo del Pino dell’amico Massimo Castelli e della mamma, la signora Teresa, maestra nell’arte dei fornelli) al km 76,400 ecco l’incontro con Surus, l’elefante sul dorso del quale Annibale attraversò l’Appennino per scendere verso la pianura nei pressi di Rivergaro e qui scontrarsi e sconfiggere le truppe romane. Era il 218 a.C.
Come ci racconta Paolo Guglielmetti (clicca qui), colui che ha saputo ‘individuare’ con la sua Nikon il profilo di Surus dormiente trasformandolo in un simbolo di quella che, come pare, Ernest Hemingway ha definito “la valle più bella del mondo” (in realtà una fake news, inventata da un giornalista piacentino, Ennio Concarotti), erano 36 gli elefanti al seguito di Annibale ma tutti sono morti sopraffatti dall’inverno prima e dalla battaglia poi. Solo Surus, pure ferito, è sopravvissuto e, dopo la battaglia, è tornato in alta valle per esserne guardiano e protettore.
Dunque il viaggio fino ai 750 metri di Cerignale val ben la pena, non solo per l’incontro con Surus (che, per una volta, mi ha concesso d’immortalarlo concedendo una piazzola di sosta con una buona vista solitamente sempre occupata da altri) con una buona vista. Ed ecco così il ‘mio’ Surus. Oltre a tante altre stupende visioni di una valle che, se non è la più bella del mondo, di certo ti entra nel cuore.