“Considerazioni sulla poesia di Calogero Restivo”, intervento di Carmelo Sciascia

Si è concluso a Racalmuto l’appuntamento con “Estate Cultura 2018”, evento letterario promosso dall’Associazione Culturale “Humus”, che ha visto due autori originari del paese, Carmelo Sciascia e Calogero Restivo presentare i loro ultimi lavori. In questo caso Carmelo commenta il libro di Calogero.

La prima poesia del volume “Distratto da rondini in volo” di Calogero Restivo si intitola “Scorre il fiume”.
La prima strofa così recita: “Seduto sulla sponda/ umida di rugiada/ e fredda di notte non vinta/ vedo la corrente passare” e l’ultima:”Mi illudo di poterlo fermare/ ma sento o credo di sentire/ pur nell’assenza di voci/ che ride delle mie ansie e paure”.

Mi sono allora ricordato che leggendo un libro di Carofiglio, mi ero imbattuto in un titolo “Perché la vita accelera con l’età” di uno scrittore, di cui, Carofiglio stesso non ricordava il nome. Breve ricerca ed ecco individuato l’autore: un certo Douwe Draaisma. Cosa ci dice questo autore con questo libro?
Più andiamo avanti con l’età e più breve ci sembra il trascorrere del tempo, mentre nel ricordo, lunghissime erano le giornate della giovinezza! La risposta a questa osservazione la troviamo chiara e semplice nel libro, con una spiegazione riportata dall’autore del libro ma, che dell’autore non è, ma di un certo Carrel, biologo.


Alexis Carrel fu premio Nobel nel 1912 per la medicina. Molto ci sarebbe da discutere per le sue idee antidemocratiche e per il metodo “scientifico” usato per le sue ricerche: “poca osservazione e molto ragionamento portano all’errore, molta osservazione e poco ragionamento portano alla verità”, questa sua massima empirica, contraddice qualsiasi metodo scientifico in senso moderno, cioè da Galilei in poi. Tornando a noi ed a quello che qui più ci interessa e cioè alla domanda sul perché la vita accelera con l’età, la spiegazione sembra essere semplice: la nostra memoria è soggetta a un’illusione ottica, continuiamo cioè a misurare eventi con una unità di misura mutevole, quella degli orologi fisiologici, che essendo appunto mutevoli, misura non sono. Perché, se ci basassimo sulla percezione di detta memoria, dovremmo dire che abbiamo una lunga giovinezza ed una breve vecchiaia.
E viene riportato un esempio che tutto chiarisce: “Il tempo oggettivo, spiegò Carrel, quello dell’orologio, procede con un ritmo regolare, come un fiume attraverso la pianura. All’inizio della sua vita un essere umano corre ancora vispo lungo la sponda, più rapido della corrente. Intorno a mezzogiorno il suo ritmo è calato e coincide con la velocità del fiume. Verso sera, quando si è stancato, la corrente accelera e lui rimane attardato.
Alla fine si ferma e si stende, accanto a un fiume che prosegue imperturbabile il proprio corso con lo stesso ritmo con cui scorre dall’inizio della giornata”.
Mi sono ricordato di una frase di Leonardo da Vinci, che, già qualche secolo addietro al tempo ed all’acqua faceva riferimento: “L’acqua che tocchi dè fiumi è l’ultima di quella che andò, e la prima di quella che viene; così è il tempo presente”. Il tempo presente che potrebbe intendersi anche come memoria del tempo passato. Ed a me che accanto ad un fiume abito, un fiume divinizzato come Eridano (il nostro Po), tutto questo riferimento piace.

 “Alla marina” pag.24 prima quartina:
 “ Ora che la vecchiaia/ mi cammina appresso/ come cane che ha fiutato l’osso/ faccio pace col mare”.

“Fiumi di parole” pag. 21 terza strofa:
 “Ora che sono lenti i passi condotti nella sera/ e i domani si contano sulle dita della mano/ anneghiamo in un mare di silenzio”.

 Il personaggio di un racconto di Borges. Un ragazzo Funes, che in seguito a caduta, diventa handicappato, ma il suo handicap, non è solo fisico ma anche mentale. La sua memoria è assoluta. La sua memoria era perfetta, ed una memoria perfetta è un handicap. È come restare sempre insonne, l’insonne vive il senso della memoria assoluta. E la memoria assoluta rende invalido chi la possiede: è la patologia della perfezione! Ed allora tutti noi, gente comune, che con gli anni vorremmo avere il tempo dilatato ed una buona memoria, abbiamo visto che nessuna delle due condizioni ci è data. Tutte le facoltà fisiche diminuendo ci costringono a “star seduti”, mentre il fiume della vita scorre. Avere una memoria assoluta, ci renderebbe invalidi, come affetti da una grave patologia, ed allora, logica conclusione è l’accettazione dell’invecchiamento, nel migliore dei modi possibile, stando “un po’ seduti”, a ricordare quel “poco” che ci è dato ricordare!

Ed adesso che in pensione si andrà sempre più tardi e si avrà meno tempo ed opportunità di riposare, ci resterà sempre meno tempo da dedicare anche ai ricordi (e meno male), pensate: sarebbe mostruoso poter ricordare infatti il diritto che si aveva di andare in pensione con 40 anni di lavoro, già adesso che questo diritto, come gran parte di altri diritti non ci sono più!

Torniamo a noi, al nostro libro. Leggiamo la seconda parte della poesia Che importa: “Il tempo cancella ad uno ad uno/ come spugna la scritta sulla lavagna/ i giorni e le stagioni/ ma non i sogni e i ricordi/ che la memoria conserva/ come cassapanca in soffitta/ le inutili piccole cose/ diario del tempo passato”. Se questa estate, pag. 97, ultimi versi: “ Se l’estate durasse solo attimi/ ci sarebbe solo il tempo/ di vederli nascere gli amori/ e non finire”.

La nostalgia può scardinare la routine, dice Marc Augè, un altro autore (quello dei non luoghi)che mi è venuto in mente leggendo i versi appena citati, e l’amore può rientrare in questo giuoco, può essere lo stimolo per uscire dalla propria solitudine. I ricordi sentimentali e gli amori, rimbalzano, ritornano sempre, sono il segno del tempo che non scompare e non vuole morire. L’amicizia, l’amore, il dolore, sono tutti segni che ci accompagnano per la vita e sono dovuti alla presenza degli altri, la presenza degli altri è una costante della nostra vita. E della poesia. Anche e soprattutto nella vecchiaia. Dove meglio si indaga sugli incontri. Con più consapevolezza. Ogni incontro non avviene come da copione, la scrittura dei nuovi incontri, quelli della maturità è un nuovo palinsesto, non il copione del dejà vù. Questo perché il tempo in cui si è immersi nell’età avanzata non è la semplice somma degli avvenimenti passati, ma anche l’esperienza nel momento presente nel suo divenire. Anche per questo la vecchiaia non esiste e “bisogna pure ammetterlo: tutti muoiono giovani”. “In qualche modo è ciò che sintetizza lo stesso citato aforisma lapalissiano : – Cinque minuti prima di morire, Monsieur de La Palisse era ancora in vita –“. E ciò che si dice sempre quando qualcuno ci lascia per sempre: cinque minuti prima che morisse era in vita. E questo mi fa venire in mente una poesia di Ignazio Buttitta che parlando dell’amore e dei vecchi, dice : “ L’amore è sempre giovane, / s’invecchia solo / un giorno prima di morire” e continua dicendo che “ se tu hai i capelli bianchi, / se cammini ed hai il fiatone; / …. non è vero che sei vecchio se il tuo cuore freme e batte…”. La poesia è in vernacolo siciliano, ho dovuto tradurla per renderla comprensibile a tutti. In realtà, il vivere ed il vivere pienamente come invitava a fare Cicerone, può essere fatto a qualsiasi età. Anzi maggiormente quando non si hanno impegni di “servizio”. Il pensionamento è il passaggio da una fase all’altra della vita, come il passaggio dalla vita adolescenziale del liceo a quella giovanile dell’Università. Prendersi più tempo per vivere, senza scadenze, impadronirsi del proprio tempo senza preoccuparsi dell’età. Basta continuare a coltivare i propri interessi o crearsene di nuovi, non incaponirsi a svolgere ruoli che oramai non ci appartengono più. Siamo più maturi, quindi più coscienti e preparati, dei laureati rispetto a dei liceali ancora costretti nei banchi delle aule scolastiche! L’unico modo che si conosce per vivere a lungo è non morire giovani. Così come l’unico modo per rimanere giovani è amare, perché come dice il poeta, il già citato Buttitta: “l’amuri è focu e ventu / e svampa u cori all’omini / sinu a l’ultimu mumentu.” (L’amore è fuoco e vento / ed infiamma il cuore degli uomini / fino all’ultimo respiro).

Io sono anche un pittore e che si nutre di poesia, quotidianamente. Il nutrimento è alimento indispensabile alla vita, alla vita interiore. Ma senza vita interiore potrebbe sussistere qualsiasi altra forma di vita umana? No! Checché ne dicano la scienza e la biologia. L’uomo si nutre di poesia perché la poesia è indispensabile alla vita. Nulla ci appartiene tranne i tesori accumulati con le esperienze e le conoscenze. Il viaggio della vita può avere valori antitetici: può essere il viaggio a Citera, il viaggio di Baudelaire dei Fiori del male o, un altro viaggio, quello verso Itaca indicato da Kafavis. Anche in questo caso si parla sempre di poesia: la bella e mitica isola di Venere, diventa per Baudelaire, una terra dove tutto è tenebre e sangue; “una forca da cui pendeva la mia (sua, di Baudelaire) immagine”. Io preferisco l’interpretazione che ci dà Kavafis del viaggio. Il viaggio è la vita stessa come arricchimento costante… nei mercati “acquista madreperle coralli e ambre, tutta merce fina, anche aromi… impara una quantità di cose dotte”, e quando sarai arrivato ad Itaca capirai che è stato importante il viaggio e non la meta. Ulisse giunto finalmente ad Itaca, riparte. Per noi uomini comuni, la vita è tutto ciò che ci fa viaggiare ed il viaggio stesso, i dolori della nostra anima ed il piacere della conoscenza, come profumo, quintessenza dell’esistenza. Questo è ciò che accomuna l’essere poeta e l’essere pittore, l’essere colui che nello stesso tempo esprime il bisogno della quotidianità e la necessità del sogno. Come con le parole, la poesia ci ha indicato il senso della vita come viaggio, lo stesso è avvenuto in pittura, dove attraverso il colore, l’artista compie il suo viaggio. Esempio drammatico ed epico di questo viaggio è stata la vita stessa di Van Gogh.. Sorge allora spontanea la domanda: cos’è l’immortalità nell’arte? L’immortalità è sicuramente in primis quella delle emozioni, è l’urlo di Munch che diventa l’urlo dell’umanità sofferente. L’immortalità è la vita che diventa sogno. “.. La vita è un brivido che vola via -è tutt’un equilibrio sopra la  follia! “. Questa canzone di Vasco Rossi è poesia. La canzone di un cantautore è poesia. Come a dimostrare che soprattutto i giovani amano e si nutrono di poesia perché amano le canzoni. Rainer Maria Rilke, viaggiatore, poeta sublime che componeva elegie, passeggiando sulle bianche falesie di Duino, scrisse in un’opera cosiddetta minore “Lettere ad un poeta” alcuni consigli da dare ai giovani poeti, perché al di là della data anagrafica, un poeta rimane sempre giovane!


 La poesia “Dopo i saluti” pag. 32 prima terzina: ”Dopo i saluti e gli abbracci/ conditi di lacrime/ se parti o se resti… sei solo”. Sosteneva il Rilke che ogni opera d’arte rappresenta l’unicità di un evento ed esprime la solitudine dell’autore, a volte la disperazione. Bisogna avvicinarsi ad un’opera d’arte in un modo semplice ed intenso, come si cercano gli amanti: opera d’arte e fruitore, direttamente senza mediazione alcuna! E questo è verissimo perché la chiarezza e l’intensità dell’atto creativo, come quello della comprensione, è un atto di puro soggettivismo interiore. Dicevo come amanti, per il coinvolgimento totale, perché diceva Rilke “l’esperienza artistica è così incredibilmente prossima a quella sessuale”. Infatti, anche l’esperienza sessuale, quale esperienza corporea è una esperienza dei sensi, di tutti i sensi. “…è una esperienza grande e senza fine che ci è data, una conoscenza del mondo, la pienezza e lo splendore di ogni conoscenza. “. Quando ascoltate una poesia o, meglio ancora ammirate un quadro io da pittore, devo suggerirvi di guardare quell’opera con occhio avido, attentamente e con Amore: incontratela se vi riesce, come l’amata, l’amato. Concetto espresso da Alda Merini: la poesia si identifica con l’amore tout-court. La concezione che sta alla base della sua visione poetica è una concezione panteista: tutto è alimentato dall’unica divinità, quinta essenza dell’uomo e dell’universo: l’amore! L’amore, per la Merini è una coperta avvolgente larga quanto il cielo ” A volte Dio / uccide gli amanti / perché non vuole / essere superato in amore”. Tutto è alimentato dall’amore che come lievito permea ogni singola esistenza. “Dio: si indigna del nostro piacere e sconvolgiamo/la terra, dibattendoci come due rettili infami/ mentre perdiamo l’anima”. Questo è quello che ne viene fuori dall’opera più bella ed immediata che della Merini, io abbia letto: “folle, folle, folle di amore per te”. Con la poesia si può morire, nel senso che non si vende, ma è anche vero che di poesia si vive. Con la poesia e l’arte in generale ci si può ammalare, ma a noi invece interessa edonisticamente il valore terapeutico. Il poeta spagnolo Jimenez scrive il suo Platero a Moguer 86 in Spagna, dove si era rifugiato in seguito ad una grave crisi depressiva e lì si riconcilia col mondo. Ecco un esempio di guarigione nell’esternare i propri sentimenti. Ma i sentimenti non hanno solo valenza individuale, spesso hanno significato politico nel senso che sono collettivi e sociali. Sono “le lucciole” nel senso pasoliniano, sono i valori della “responsabilità individuale” l’utopia dalla quale secondo Calvino bisognava ricominciare, sono “le verità” sempre ricercate da Leonardo Sciascia. I sentimenti sono bene espressi in poesia, perché sono come la poesia, sono la poesia. La poesia è immediata, gioca con le parole, usa le parole per prenderle in giro, per deformarle. La poesia prende in giro anche il foglio, il substrato da cui prende vita, lascia la pagina spesso in bianco, nemmeno si degna di segnarla. Lezione che ha appreso anche l’arte figurativa solo in tempi relativamente recenti. L’arte è il mezzo più elevato per tessere rapporti, a me piace pensare che ogni rapporto tra esseri umani possa essere un rapporto libero ed armonico. Libero come il movimento del fuoco ed armonico come la danza. Quindi, credo che da grande Calogero Restivo continuerà a fare tutto ciò che ha sempre fatto, in modi diversi ed anche se più lentamente, con lo stesso entusiasmo di sempre e con la stessa ingenuità, per amore del “bello”, quel bello rappresentato dai valori dell’arte poetica. Quei valori rappresentati così bene dai miti classici di Apollo e Dionisio. Come Nietzsche ce li ha indicati. Vorrei che ogni contesa, ogni lotta si concludesse senza vincitori ne’ vinti. Come la lotta tra Dionisio ed Apollo: “l’alternanza continua del pericolo e del controllo, della follia e dell’intelligenza, del desiderio e della pienezza.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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