“Chi è poeta? Tu, noi, io, voi, il professore, l’emozione, l’amore, la liberazione”

Difficile definire le emozioni che ti regala lo scrivere. Nel mio caso scrivere in versi. Per trasmettere e ‘provocare’, suscitare, regalare emozioni. Magari scrivendo racconti. Racconti in versi. Poesia? Forse. Un famoso critico nazionale anni fa, leggendo alcune mie liriche le ha definite “parole più per musica che non per la lettura“. Quindi. Poeta? Cantastorie? Mi piace l’idea dei trovatori medioevali. Giravano tra le contrade e i castelli raccontando storie in versi spesso accompagnandole con la musica della chitarra, della gironda. Beh, io non so suonare nè la chitarra nè la gironda. Ma in questi ultimi dieci anni con le mie liriche ho girato per strade e vallate (sono ormai più di 30 le rap-presentazioni, da Piacenza a Pontenure, da Mortizza a Gropparello, Carpaneto, Pavia, Milano). Racconto storie, storie in versi, storie vissute, storie osservate, storie che diventano non più mie, che non sono mai state mie, storie nelle quali chi ascolta (e chi legge) si identifica. Anni fa in un sito internet sono state definite ‘passaggi pedonali‘, le mie liriche che continuamente, di verso in verso, passano dal marciapiede della prosa a quello della poesia e viceversa. Prosa, poesia, prosa, prosa, musica, poesia, a capo, poesia, a capo, capoverso, prosa, zebre bianche e nere, poesia. Negli anni, proposte a qualche concorso letterario, talvolta hanno vinto, hanno raccolto applausi a scena aperta, stupore, ammirazione, abbracci commossi, ringraziamenti. Talaltra sono state immediatamente escluse, nemmeno prese in considerazione dalla giuria. Ora composizioni diverse, ora la stessa. Dalle stelle alle stalle. Recentemente un sito poetico, ‘www.scrivere.info‘, ha definito non pubblicabile (in quanto prosa) una poesia premiatissima in altre occasioni, pubblicata in antologie da diversi editori, pubblicata nei miei libri. Altre poesie, alcune delle quali considero minori lo stesso sito le ha proposte addirittura in siti paralleli. Ne ho proposta un’altra, di quelle che per il loro significato, per il loro messaggio considero ed è stata considerata ‘significativa’: stesso giudizio della prima, per quel sito ‘non pubblicabile in quanto prosa e non poesia‘. Di solito non giudico, prendo atto dei giudizi nella loro diversità e proseguo per la mia strada ma in quel caso me la son presa e non riesco (per ora) a continuare la collaborazione con quel sito. Mi rendo conto che la poesia è un fatto estremamente soggettivo, ad alcuni avvolge l’anima, ad altri non dice nulla. In un sito una lirica ha avuto oltre 4mila (un 4 e tre zeri!!!) lettori. Nessun ‘professore‘ l’ha mai presa in considerazione e un amico (che ne era protagonista) l’ha stroncata dichiarandola “roba datata, da anni settanta“. Ci sono due fattori importanti: leggere, leggere, leggere le opere degli altri, imparare, da quelli riconosciuti dalla scuola e dai poeti del popolo, i poeti ignoranti, i poeti della domenica, cercando di apprendere qualche elemento di tecnica (metrica), poi trovare un metodo proprio partendo dalla consapevolezza che, di originale, di nuovo alla fine c’è ben poco. Anni fa Francesco Bonomini, ascoltando i miei versi (letti allora da TIziana Mezzadri), disse che “di solito non capisco la poesia, la tua la capisco” e da allora appena può viene e suona nelle mie rap-presentazioni. Stampato il secondo libro con le nuove liriche Tiziana ha dato forfait, ha detto “sono diverse, queste non le sento più“. Talvolta è subentrata a leggere Emanuela Schiaffonati. L’ultima volta si è lasciata talmente prendere dalla lettura e dall’entusiasmo dell’emozione e del coinvolgimento da dimenticare di girare pagina e concludere la lettura. Ma nessuno in sala l’ha capito, la lirica, come ‘vissuta‘ da Emanuela, era perfetta anche così. A San Giorgio un uomo mi ha avvicinato ‘sgridandomi‘ perchè finita la lettura da parte di Dalila ero subito intervenuto per passare alla lettura successiva: “devi lasciarci applaudire finchè non finiamo. Applaudiamo perchè la poesia diventa nostra, la viviamo, tu devi lasciarci vivere il momento fino in fondo, devi lasciarci applaudire“. A Borgonovo, il 10 aprile 2015, il docente di storia e letteratura Franco Cravedi di Pavia, definendo la mia lirica ha ricordato che la poesia nasce con la musica e la mia poesia spesso sembra accompagnarsi sposarsi con la musica, ha ricordato la poesia epica sottolineando come spesso le mie ‘storie in versi’ parlino dei valori di quei tempi lontani, insomma: paragoni che hanno accarezzato la mia anima. Come è stata un’emozione trovare dei miei versi scelti per accompagnare un necrologio: era il figlio di una collega che ‘salutava’ il nonno nel suo ultimo viaggio terreno.

Ma perchè tutto questo ‘pistolotto’ d’inizio anno? Semplice: anche quest’anno ho passato la fine dell’anno in casa, per non abbandonare Akira, il mio cagnotto, terrorizzato dai soliti botti. Dunque, a letto presto dopo una buona cena, qualche brindisi con Dalila, inevitabile fetta di panettone. Mattino dell’anno nuovo ovviamente a letto, sveglia tardi, pranzo con moderazione (cotechino e lenticchie con bucce d’arancia) e infine un’occhiata a facebook.

E, qui, la sorpresa che accarezza l’anima, che ti lascia senza parole e, dopo un attimo di silenzio, t’accorgi d’essere emozionato. Positivamente piuttosto emozionato. Appagato per tante delusioni, una grande piacevole gratificazione.

Un’occhiata a facebook, dicevo, ed ecco le parole che mi lasciano senza parole. Sulla pagina di un amico che in realtà incontro giusto un paio di volte l’anno da anni e anni, che partecipò ad una delle mie prime rap-presentazioni dieci anni fa, lui ha deciso di salutare l’anno nuovo con una mia poesia!

Per sua volontà non dico quale sia la poesia e nemmeno chi sia l’amico, ma riporto le sue parole e naturalmente un grazie per avermi accarezzato l’anima emozionandomi.  Sperando che come lui ha fatto della poesia una sua emozione, ne abbiano gradito il dono i suoi amici frequentanti la sua pagina di facebook.

Per ben cominciare l’anno può essere utile anche una poesia, ma la poesia è una brutta bestia! Non si sa mai se è o se non è, perchè ti emoziona e perchè no, se vale o vale nulla, se vola o piomba giù, cos’è e forse no. Io sono geometra e quindi mi intendo di poesia e penso che quella che vi propongo oggi lo sia. Non dirò del poeta, e chi sa non dica, ma è tra noi anche se a vederlo non si direbbe. (.. Titolo della poesia ..) l’ho sentita recitare in tempo lontano a Pavia e mi ha centrato. Poi è sempre tornata in ogni cosa, in ogni caso, in ogni sosta del pensiero. Ora penso che più che mai sia vera“. Firmato l.g.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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