“Bisogna rendere fruibile il Castello di Piacenza”, intervento proposta di Carmelo Sciascia

Resti del Castello Farnesiano (Foto di Gregory)

L’identità genetica la riceviamo in dote per trasmissione ereditaria, l’identità storica ce la costruiamo invece quotidianamente – scriveva Leonardo Sciascia  – attraverso l’assimilazione e l’interiorizzazione dei luoghi storici che ci circondano ad iniziare dalla casa paterna per proseguire con i monumenti ed il tessuto della città che abitiamo. Il Castello di Pier Luigi Farnese e che vide Piacenza Capitale del Ducato, fa indubbiamente parte di questa realtà, per cui bisogna impegnarsi tutti, per includere e rendere fruibile questa tessera nel puzzle che rappresenta il circuito storico e culturale della città.

Ed ecco tornare alla memoria il ricordo dello scomparso castello di Piacenza, il castello voluto dal Pier Luigi Farnese primo Duca di Piacenza e Parma (sic!). Fu Pier Luigi Farnese il primo Duca della nostra città. Il ricordo che la capitale del ducato fosse Piacenza e non Parma, per noi non è secondario, come non lo è l’impulso dato allo sviluppo delle vie di comunicazione, il miglioramento degli scambi commerciali, le opere di bonifica nelle campagne, migliorando il regime delle acque ed abolendo la tassa sul bestiame, la riforma della giustizia e la diffusione delle strutture scolastiche. C’è di tanto in tanto qualche visita guidata in questo famoso castello, oggi luogo del Polo di mantenimento pesante che ha inglobato l’Arsenale Esercito e lo Staveco. Forse proprio questa destinazione d’uso ha fatto sì che si preservasse quella parte che era scampata alla distruzione, avvenuta per lo scoppio di una gran quantità di munizioni che vi erano state ammassate per l’esercito napoleonico. Imponenti le poche mura rimaste, destano ammirazione e sorpresa gli interni, ancora visitabili dei bastioni.

C’era diffusa, a ridosso del 2000, una vecchia réclame che tappezzava la città e che insisteva su una presunta parte mancante di Piacenza. Doveva essere questa il costruendo Borgo Faxhall. Che si era trasformato, lavori in corso, da una originaria destinazione a stazione di autobus, (si doveva eliminare la stazione di Piazza Cittadella) in una Galleria commerciale per divenire un vero Centro commerciale (non sono io a dirlo ma la dicitura ufficiale delle pagine bianche telefoniche: -Centro Commerciale Borgo-Faxhall Pl. Marconi -29121 Piacenza.

“Ebbene, sono persuaso sempre più che la vera parte mancante del centro storico della città non sia stato per nulla Borgo fax hall ma proprio il Castello, quel luogo che pensato da Pier Luigi Farnese più per sua difesa personale che a difesa della città, fu testimone della sua mala morte. Era morto assassinato da una congiura di nobili che dopo averlo pugnalato lo defenestrarono nel fossato. Personaggio discusso, crudele, dagli appetiti sessuali insaziabili e violenti, amava (forse sarebbe meglio dire violentava) sia donne che giovanetti (famoso l’episodio del vescovo di Fano). Ma siamo nel secolo dei Borgia, meraviglia non datur! In fondo morì in malo modo come maledettamente aveva vissuto. Di lui ci rimane, di contro, un bellissimo ritratto del Tiziano conservato nel Museo Capodimonte di Napoli. Tante sono le opere a vario titolo restituite ed oggi esposte al Palazzo Farnese, originaria sede dei “Fasti” che le opere avrebbero dovuto celebrare.

Questa nota non vuole essere una manifestazione di conoscenza storica e letteraria, ma semplicemente prendere spunto da una visita, da un luogo per perorare una richiesta: far tornare il Castello a luogo fruibile dai piacentini e di tutti gli amanti delle nostre radici e della storia. Perché non sarà certo la creazione di nuovi e moderni centri commerciali a darci il senso di appartenenza ad una comunità, di darci il senso profondo dell’appartenenza ad una città”.

L’uccisione di Pierluigi Farnese – dipinto di Lorenzo Toncini

 

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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