“Annalisa e il passaggio a livello”, romanzo di Giorgio Scerbanenco, Sellerio editore Palermo

Ci sono libri che si leggono con grande fatica, occorrono settimane. Altri che divori in un giorno se non addirittura in una notte per questo insonne: i romanzi di Scerbanenco tra questi. In questo caso parliamo di due racconti scritti durante l’esilio in Svizzera ai tempi della guerra. Rimasti inediti fino al ritrovo da parte della figlia Cecilia per essere pubblicati nel 2007, a quasi quarantanni dalla morte dell’autore. ‘Annalisa e il passaggio a livello‘ e ‘Tecla e Rosellina‘. Racconti diversi da quanto ci ha abituato il Maestro del giallo italiano e milanese in particolare. Diversi, specie il primo, per la loro crudezza, decisamente insolita legata al momento vissuto da Scerbanenco e dal mondo travolto dalla tragedia della guerra. Tempo di guerra con i popoli che sembrano aver perso la logica del vivere in base a valori di solidarietà, di umanità. Così Annalisa, giovane ribelle, refrattaria ad ogni regola di etica e di convivenza, vedova di un poeta alternativo, vive in una casa isolata di fianco alla ferrovia, aspetta ogni sera il treno che passa a mezzanotte auspicando una tragedia. Ogni linea ferroviaria, presto o tardi, deve vivere la sua tragedia. Nel suo caso la tragedia arriverà durante il funerale del padre, il cretino cognitivo. Lei alla finestra (non segue il feretro) attende e ammira il convoglio che esce dalla galleria, entra nella valle e travolge chierichetti e quanti altri al seguito della mesta cerimonia e del carro funebre. Decine di morti, sangue, grida, ambulanze, feriti anche i passeggeri in vettura per la brusca frenata. L’ultimo bambino, un orfanello, muore sotto la finestra di casa: il corpicino viene spostato fino al cancelletto. Puzzava. Nessuna pietà, nessun sentimento dunque. Nessuna speranza. Ma non solo. Annalisa si concede a uomini e donne come esercizio fisico, in totale assenza di sentimenti. Giovanni il filantropo, il professor Pangloss, Donatello in tuta bianca e il giovane amico in tuta blu, l’amica Marta. Fino all’arrivo dall’Islanda di un tipo pazzoide con la mano sinistra infilata nella tasca della giacca, Gunnar. Che la vuole salvare dalle maldicenze del vicino paese, dal parroco e dal carabiniere che la vorrebbero cacciare dalla valle per indegnità e immolarità. La vogliono cacciare? Nessun problema, nessuna reazione: Annalisa alza le spalle, prepara le valigie. Ma, naturalmente, il finale non eviterà, in perfetto stile Scerbanenco, di stupirci. Quanto a Tecla e Rosellina, ecco la storia di Luigi, commesso viaggiatore, farfallone impenitente, convocato a mezzo lettera da una vecchia fiamma, Rosellina appunto, che gli rivela d’essere in punto di morte e vorrebbe che lui incontrasse il figlio mai conosciuto nato da una lontana relazione. Un viaggio molto lungo che attraversa la notte, la mattina a seguire fino alle 15,19 con pause in diverse stazioni. A L. ecco l’incontro con Tecla, un viso per lui sconosciuto ma lei sostiene d’essere stata sua compagna di scuola e parla, parla, parla. Racconta di un amore giovanile per lui, un amore mai dimenticato e dell’inutile ricerca di un uomo che potesse ricordarle lui, Luigi, così bello e così indifferente. Un uomo mai trovato ed ora eccolo, finalmente, un incontro impossibile, incredibile, proprio con lui. Gli chiede di poterlo seguire, sale in vettura con lui, cabina in vagone letto fino a B., e lei a lui e solo a lui dona la sua verginità, il suo amore. Addio a Rosellina e al figlio mai conosciuto? Nientaffatto. Tecla pochi giorni dopo andrà a nozze con un vecchio schifoso ma ricchissimo. Scende dal treno, ritorna al suo futuro promettendo che, dopo la cerimonia, a Luigi regalerà una splendida automobile e quanto al marito vecchio e schifoso, lo avvelenerà lentamente, piano piano, fino a restar sola e ricchissima. Così Luigi prosegue il suo viaggio ma finalmente la memoria lo aiuta. Sono state tante le donne della sua vita: Norina, Anna, Anna bis, Gertrude (moglie del signor X), Ernesta (moglie del signor Y), Nucci (moglie del signor Z), X (conosciuta in treno, provvisoriamente chiamata Ducci), Maria (moglie del signor W), Evelina, Gianna, Zoe (moglie di X2), Violetta (figlia della portinaia), Lara (moglie di Y2), Tecla. Nessuna Rosellina. Quindi, si chiede Luigi, “se io non avevo mai visto e conosciuto Rosellina, come mai mi ha scritto?”. Intanto arriva a destinazione, a S. e subito s’accorge di non essere mai stato in quel paese, di non riconoscere nulla delle case, delle strade, della gente che incrocia. Riprende dalla tasca la lettera ricevuta: come ha potuto Rosellina scrivere a lui, proprio a lui, all’indirizzo esatto di casa sua? Una storia che si rivelerà a tratti commovente e nel contempo tragica, legata ad un destino che ancora una volta non lascia speranza.

Passaggio a livello, olio su tela di Francesco Trombadori

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.