1973: esame di maturità e il commissario mi disse “no, così è sbagliato”! Son certo, sbagliava lui!

Gli asini che fanno la Buona Scuola

Sono iniziate ieri le prove di maturità nelle scuole superiori. Per tanti studenti la fine di un ciclo importante di vita e comunque sia il salto in altre dimensioni, in una vita nuova fatta di lavoro oppure ancora di studio ma completamente diverso. Un momento che ho attraversato direi parecchi anni fa. Era il 1973. Per preparare quel momento così importante, filtro necessario per appunto passare ad una nuova vita, con Giuliana (la mia girlfriend d’allora) ed altri quattro o cinque eravamo andati a lezione da un’insegnante credo di ragioneria.

Contro il parere degli insegnanti alla conclusione del ciclo delle scuole medie anziché il liceo avevo scelto ragioneria: in casa lavorava solo papà ed era meglio uno studio ‘tecnico’ che se fosse servito mi poteva avviare al lavoro. Quanto all’università qualora le condizioni economiche della famiglia dopo il quinquennio l’avessero permesso, nulla vietava di farla.

Dunque erano passati i cinque anni di ragioneria ed io ero bravissimo in italiano e uno zuccone per quanto a tutte le materie tecniche, matematica in testa che del resto m’interessavano e m’appassionavano per nulla. Nel gruppo di lezioni preparatorie infatti il giudizio finale dell’insegnante fu lapidario: potevo sperare in un miracoloso 36, niente di più. Ma l’esame era tuttaltra cosa e le materie passavano dall’italiano al diritto. Pane per i miei denti, insomma.

Il tema di italiano riguardava i problemi dell’ambiente, già allora all’attenzione di un mondo in forte sviluppo tecnologico ma con tanti saluti appunto alla tutela della salute attraverso l’attenzione e il rispetto della natura nella quale viviamo. Iniziai il tema con i versi di una canzone di Adriano Celentano, “Mondo in Mi settima”. La commissione mi considerò novello poeta limitandosi a correggere la cadenza dei versi. Purtroppo poi avevo scritto che si trattava appunto di una canzone così l’entusiasmo degli esaminatori calò leggermente. Comunque il voto finale restò alto, in questo caso per il contenuto in generale dell’elaborato.

A seguire ottimo andamento anche con l’orale e in particolare con diritto. Tuttavia alla credo quarta domanda il commissario disse “no, così è sbagliato!”. Comunque l’errore non inficiò un buon giudizio, solo a me ancora oggi resta la convinzione che non era un errore. Ma all’insegna del meglio tacere di fronte all’autorità per non soccombere, restai zitto accettando l’errore che per me era suo, del commissario.

Insomma, alla fine rispetto al profetizzato 36 me ne tornai a casa con un discreto 48. Tra tutti i partecipanti al corso di preparazione, il voto più alto. Alla faccia della conduttrice del corso, insegnate -ripeto- di tecnica e ragioneria.

Gli anni delle superiori erano finiti e tutto cambiava. Di lì a pochi mesi la storia con Giuliana, durata quattro anni, sarebbe finita. All’incontro con l’università, scienze politiche a Pavia, non capii nulla. Chiesi quali libri dovevo studiare. Il bidello mi disse che dipendeva dal piano di studi ed io mi ritrovai a brancolare nel buio. Trovai lavori temporanei in ufficio, a fare il contabile. Arrivò la naja e poco prima della fine la lettera di assunzione della SIP, l’azienda telefonica di Stato ed io dissi no. Mi sono iscritto a Giurisprudenza, a Parma, quella era la mia strada.

Ottima la partenza con voti tra il 27 (diritto privato) e il 30. Quando ho affrontato Diritto Costituzionale, alla quarta domanda il docente urlò letteralmente “no, così è sbagliato!”. Sul libretto segnò un 23, il voto che sarebbe stato il più basso di tutti condizionando alla fine il 104 finale, un voto che mi avrebbe escluso dalla carriera diplomatica (il minimo indispensabile per accedere era il 105) ma mi avrebbe aperto le altre strade ovvero il sentiero del mio percorso di vita che è stato.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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