“Dal Mississipi al Po ovvero una sera di mezza estate … a Travo”, di Carmelo Sciascia

Villaggio neolitico di Travo

Nel cuore del villaggio neolitico, una serata di luglio a Travo, prime colline della Val Trebbia. Una serata che potrebbe, come altre, trascorrere nella piacevolezza della frescura d’acqua e di colline come solo le vallate dell’Appennino sanno darci. Ma stasera no! C’è musica, una musica dalle forti e martellanti sonorità come può essere la musica di un cantautore sanguigno e sincero. Il cantante è Van De Sfroos, le sue ballate popolari, rimandano a musicalità nordiche, dove la pianura padana si confonde con sterminate distese celtiche: le sue note (come i soggetti) pescano di “frodo”! Ad est, come ad ovest, spingendosi dalle estreme pianure dell’est alle praterie degli indiani d’America. Quando si viaggia, si rimane spesso ancorati alla propria città, i riferimenti culturali rimangono quelli tradizionali, da dove si è partiti. Di rado avviene il contrario. Stasera non si viaggia dal Mississippi al Po, ma dal Po a misteriose regioni nordiche. Meglio sarebbe dire dal Trebbia alle regioni baltiche. Appena giunto, di “contrabbando”, il laghée di Davide Van De Sfroos o se si preferisce, del comasco di Davide Bernasconi, mi riporta nelle terre e nelle città da dove sono appena giunto. Spesso tutto ciò che ci sembra di primo acchito estraneo e lontano, si rivela familiare e prossimo. Come i colori, come i corsi d’acqua. In Lettonia, a Sigulda, nel parco segnato dal fiume Gauja (sarebbe potuto essere il Trebbia), le piazzole che costeggiavano la strada per il castello di Turaida, erano punteggiate da composizioni floreali biancorosse, colori e composizioni familiari. Quante ne abbiamo viste di composizioni coniche di fiori con quel colore a Piacenza? Un pensiero alla splendida Piazza San’Antonino ed al suo addobbo, è d’obbligo. In quel Parco lettone mi sono imbattuto oltre che a colori noti, in una storia o una leggenda (differenza irrilevante), sconosciuta formalmente fino ad allora, ma anch’essa nota nella sostanza, perché universale come lo è il sentimento d’amore.

La tomba di Maja, la Rosa di Turaida
La vicenda che ci suggerisce la tomba della Rosa di Turaida, ci riporta a tante tristi vicende contemporanee: Maja, una ragazza che preferisce la morte alla sottomissione dei desideri di un soldato polacco, un nobile senza nobiltà alcuna. Leggenda o storia, poco importa, conta l’essere stata una triste e sofferta avventura d’amore, un amore che non esita a scegliere e tra l’amore spontaneo e l’imposizione di un rapporto, preferisce la morte. Ancora oggi tanti giovani lettoni che si sposano si recano sulla tomba della Rosa di Turaida a posare fiori. Un po’ come avviene coi lucchetti. E per parlare di lucchetti cambiamo città e paesaggio. Il canale Vilnia, confine immaginario di una immaginaria Res Pubblika di Uzupio, in realtà un quartiere della vecchia Vilnius, è un luogo fuori dal tempo e dalla storia.
La cittadina di Trakai, uno degli scatti più belli a Vilnius. [ per altre immagini clicca qui ]
La sua Costituzione è la costituzione della felicità, una concezione anarchica dove ognuno ha il diritto di amare come di non essere amato (l’amore come donazione, non possesso) di essere felice o di non esserlo, come scelta e per esclusiva volontà individuale. Sarà stato proprio per la spinta di questi principi utopici che la Lituania nel 2004, entrata in Europa, abolisce la pena di morte e chiude la centrale nucleare di Ignalina? (tragicamente bene ce la racconta il nostro Claudio Arzani, la tragedia nucleare del secolo scorso, con “Il soffio del vento). Non è da escludere, se è vero che l’Utopia è il sogno che anticipa e diviene realtà, di contro all’ideologia che la cristallizza. Dicevo: In questo piccolo fiume al centro di Vilnius, c’è una nicchia, nella nicchia, una statua di Sirena. “Oggi ho attraversato la valle più bella del mondo” così Ernest Hemingway visitando la val trebbia, così si può dire della sirenetta di Uzupis: “Ho visto la più bella Sirena del mondo”.
La sirena di Uzupis
È la sirena che avevo immaginato leggendo la Lighea di Tomasi di Lapedusa: bella, innocente e sensuale (la donna che ognuno immagina per se). Seduta, con un fiore tra i capelli, in procinto di dondolarsi anch’essa, come tante ragazze, sull’amaca sospesa sul fiume. Mentre la ringhiera sul ponte, appesantita di lucchetti, custodisce le tante promesse d’amore. Anche ad Haapsalu, in Estonia, nordica propaggine di Livonia, in questi giorni di calura i lamenti di una giovane donna, testimoniano la fine tragica di un amore.
La Dama Bianca di Haapsalus
È la storia della Dama Bianca, una ragazza che viene condannata dal Vescovo del castello di quella città per essersi innamorata di un monaco. Visto che questa leggenda affonda le proprie radici nel medio evo può considerasi un episodio di Inquisizione ante litteram? Indugio, lontano dal medio evo e dall’Inquisizione, e lo stesso indago su sentimenti e legami d’amore. Ero in un concerto, una sera d’estate, sulle rive di un fiume, il Trebbia. Ero appena tornato da territori baltici: di Tallin ho impressi i colori, di Riga i fiumi e le foreste, di Vilnius una mediterranea fantasia. Ma ero realmente tornato o ero rimasto invischiato in saghe nordiche che la musica di un concerto di mezza estate, in vernacolo comasco, mi faceva rivisitare? 0, pensando alle sagre dell’autore estone Meelis Friedenthal, collega dell’Università di Tartu, mi ero perso nella fantascienza dell’amore? Avrei voluto terminare con i versi di una canzone di Van De Sfroos ma il nostro cantautore ha spesso detto: “Me canzun d’amuur en scrivi mai”. Singole canzoni d’amore non ne avrà mai scritte, ma una serata intera d’amore ce l’ha fatta vivere! Comunque sia e di qualsiasi cosa si sia trattato, è stato bello lasciarsi andare con fantasia in un viaggio estroso intorno all’amore, in paesi così lontani e così vicini, come lo sono tutti i paesi del mondo quando si tratta di sentimenti!
Carmelo Sciascia

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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