“1956, l’anno spatiacque”, di Luciano Canfora, Sellerio editore Palermo

Un libro che, della Storia, fa romanzo ed aiuta a capire buona parte del presente. 1956, quando Krusciov denunciò le deviazioni del comunismo staliniano e nello stesso tempo Fidel Castro e Che Guevara portavano la rivoluzione a Cuba. A novembre i carrarmati russi superano il confine ungherese per sedare una rivolta nella quale grande responsabilità è riconducibile al Vaticano. L’Egitto nazionalizza il Canale di Suez superando la concessione franco-inglese ma pochi mesi dopo Israele, con l’appoggio di Parigi, occupa armi alla mano Porto Said. In Algeria scoppia la rivolta contro i colonialisti francesi che intanto vengono sconfitti anche nel lontano VietNam dai guerriglieri di Ho Chi Min. Gli Stati Uniti impongono basi militari in Islanda. E ancora crisi in Polonia, l’America latina considerata il cortile di casa degli Stati Uniti, le elezioni in Francia con un elettore su quattro che sceglie il PCF nonostante il clima da guerra fredda, l’avanzare di posizioni equidistanti dai due blocchi. Un libro da leggere per rivedere convinzioni non del tutto giustificate dalla realtà (emblematico il giudizio sull’invasione ungherese che, dall’approfondimento storico, risulta quantomeno da parzialmente revisionare) o addirittura stimolo per approfondire la conoscenza di un periodo fondamentale nell’evoluzione storica per una piena comprensione del nostro tempo.

1956 – Paracadutisti francesi invadono Port Said in Egitto
Soldati francesi catturati in Vietnam
Krusciov con Stalin: qualche anno dopo darà avvio al processo di revisione dello stalinismo
Fidel con i suoi guerriglieri
1956, Ungheria: i rivoltosi a caccia di iscritti e simpatizzanti comunisti

Soldati francesi in Algeria

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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