1908: 129 donne, operaie, emigrate, soprattutto italiane, bruciate vive nella fabbrica Cotton a New York. Un falso storico

8 marzo: in occasione della giornata dedicata al lavoro femminile e alla celebrazione per le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sarà presente sotto i portici INA di piazza Cavalli a Piacenza un banchetto organizzato dal coordinamento femminile del Partito Socialista.

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In particolare incontrerà i cittadini Lara Muroni, consigliere comunale a Carpaneto, candidata all’elezione per la Camera dei Deputati nelle liste del Partito Socialiste di sostegno alla candidatura a premier di Enrico Boselli.

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[ “Ragazza con fiori”, di Odilon Redon, www.clponline.it/mostre.cfm?idevento=a1f6876c… ]

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Nel 1908 a New York, alcuni giorni prima dell’8 marzo, le operaie dell’industria tessile Cotton iniziarono a scioperare per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l’8 marzo Mr. Johnson, il proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie di uscita. Poi allo stabilimento venne appiccato il fuoco. Le 129 operaie prigioniere all’interno non ebbero scampo.

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Sarebbe questo l’episodio alla base della giornata internazionale della donna più comunemente conosciuta come Festa della Donna, celebrata per la prima volta nel 1910.

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Un falso storico accertato che fu elaborato dalla stampa comunista ai tempi della guerra fredda, negli anni cinquanta.

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In realtà non esiste alcuna prova documentale dell’esistenza d’una industria Cotton e men che meno del fatto storico delle oltre 129 donne bruciate vive in un incendio di una fabbrica dal proprietario perché le donne erano scese in sciopero.

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Questa storia prende spunto da un reale fatto di cronaca, un incendio avvenuto nel 1911 (quindi dopo, e non prima della tradizionale data di nascita della festa), a New York, nella Triangle Shirtwaist Company. Le lavoratrici, in larga prevalenza italiane e dell’est europeo, non erano in sciopero, ma erano state protagoniste di una importante mobilitazione, durata quattro mesi, nel 1909.

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L’incendio, per quanto le condizioni di sicurezza del luogo di lavoro abbiano contribuito non poco al disastro, non fu doloso. Le vittime furono oltre 140, ma non furono tutte donne, anche se per il tipo di fabbrica erano la maggior parte. I proprietari della fabbrica si chiamavano Max Blanck e Isaac Harris (e non Johnson), vennero prosciolti nel processo penale ma persero una causa civile.

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Ma soprattutto l’8 Marzo non ha nulla a che fare né con lo sciopero (iniziò il 22 Novembre) né con l’incendio (avvenne il 25 Marzo).

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La celebrazione della festa, dunque, non sarebbe legata ad un evento drammatico ma semplicemente nata dalla proposta formulata da Clara Zetkin appunto nel 1910 nel corso della seconda Conferenza dell’Internazionale Socialista svoltasi a Copenaghen nella Folkets Hus (Casa del Popolo).

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Il riferimento l’impegno del movimento socialista a favore del riconoscimento dei diritti delle donne e del suffragio femminile.

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Un motivo in più per far della festa solo e soltanto una festa, con tanti auguri di cuore a tutte le rappresentanti dell’altra metà del cielo. .

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Conclusione del post con quella che ritengo la mia poesia più bella, dedicata a tutte le donne della mia terra, le donne della mia vita

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“Le donne di Mortizza”

(lungo il grande fiume, zona golenale)

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Le donne di Mortizza

paese ombra tra zanzare del Po

la bassa spoglia, la bassa povera,

la bassa contadina, la bassa pescaiola,

la bassa del treno che fa la punta

alla coda di anitre, galline

e siluri coi baffi.

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Le donne di Mortizza

alla festa della mietitrebbia

omaggiano il potente

riveriscono il potente

applaudono il potente

ma la mano rossa

esce dal coro

lancia

l’ordigno esplosivo

consuma

il riscatto proletario.

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Cade il potente

le donne di Mortizza nascondono

la mano

sotto la larga gonna

ricamata di fiori.

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Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

6 Risposte a “1908: 129 donne, operaie, emigrate, soprattutto italiane, bruciate vive nella fabbrica Cotton a New York. Un falso storico”

  1. Una rabbia che sfocia in raziocinio,

    una, solo apparente, accettazione,

    una determinazione che determina un atto necessario che si compie perchè cosi va fatto, naturalmente, tornando ad occuparsi della mietitura… ottima semina ed altrettanto ottimo il “raccolto”.

    Bel testo, Claudio, davvero bello: Splendide le “immagini” contenute nel testo. TUTTE!

    Un sorriso,

    Giulia.

  2. Le donne hanno bisogno di rispetto.Curano noi uomini.lavorano in casa ,fuori, e poiquando rientranodevono badare  bambini e mariti.Sono Maschio e le ho sempre rispettate.Viva le donne! brutte,belle,l'importante che attirano simpatia con i loro modi!!

  3. Gli uomini che maltrattano le donne,sono dei Vigliacchi e buoni a nulla.Ho  avuto mia mamma vedova dopo 3 anni, e per dare da vivere a noi figli,ha molto lavorato,molto.Mia nonna, la mia adorata moglie,(che ha sempre lavorato fino alla morte)sono donne da non dimenticare.E ce ne sono molte che lavorano tanto, da giovane fino alla vecchiaia senza mai fermarsi,e senza mai lagnarsi. Bisogna rispettarle e adorarle ! Questo è il mio pensiero verso di loro.Viva le Donne!!!!!!

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